Il 2 febbraio ricorre la Giornata Mondiale delle Zone Umide. Lo slogan di questa edizione è
«value, manage, restore, love Wetlands» che promuove azioni per la valorizzazione
dell'elevata varietà biologica presente in questi ecosistemi, affinché tale biodiversità venga
gestita per invertire la sua perdita, mirando ad approfondire la conoscenza di questi
straordinari ambienti e dei loro abitanti per rispettarli ed amarli.
Il Parco Regionale dell’Appia Antica non custodisce aree umide di rilevanza
internazionale ma sicuramente al suo interno ha un indiscutibile “tesoro”, tanto più
rilevante considerando che si trova in area urbana.
Quindici anni fa, quando la gestione del Parco e i progetti di ripristino naturalistico
muovevano i primi passi, si decise di creare un’area umida nel fondovalle della Caffarella,
dove naturalmente la falda acquifera è molto superficiale e nella stagione più piovosa
permangono aree allagate per la gioia di volatili e cacciatori di immagini.
Una scommessa vinta che ha regalato alla città di Roma un’area attrezzata per il
birdwatching molto frequentata ed apprezzata dai noi umani, ma soprattutto una stazione
di sosta per tante specie di uccelli migratori. Oggi l’area umida della Caffarella è diventata,
per esempio, una tappa fissa per l’airone bianco e l’airone rosso, il tarabuso, le garzette, il
beccaccino o alcune specie di anatre. Altri come il tarabusino hanno anche deciso di
nidificare; altri ancora apprezzano lo specchio d’acqua per frequenti visite per "lavarsi e
rinfrescarsi", come il cormorano avvistato più volte.
Ricreare aree umide lì dove l’uomo nel tempo ha sottratto alla natura spazi vitali per le
altre specie, può essere sicuramente una chiave per incrementare la biodiversità, tanto più
in un’area fortemente urbanizzata come quella in cui ci troviamo. Con questa convinzione
l’Ente Parco ha deciso di raddoppiare e nel 2022 sarà realizzata una seconda area umida
nelle vicinanze di quella attuale. La nuova area umida nel comprensorio della Caffarella
avrà l’obiettivo di valorizzare ambienti a vocazione palustre e sarà realizzata sul tracciato
del Fosso cosiddetto della marrana di destra.
Lo scopo progettuale è, quindi, quello di creare neo-ecosistemi umidi di elevata valenza
ambientale e didattica, unici all’interno del perimetro urbano della Capitale, sia per la
qualità delle acque utilizzate sia per un ambito territoriale, pregevole ma delicato, come la
valle della Caffarella.
Questi sistemi – definiti para-naturali – se ben realizzati innescano quei processi che
portano a produrre un sistema di biomasse (terrestri ed acquatiche) in grado di
autoperpetuarsi, di costituire habitat per specie di interesse naturalistico e, ai fini della
biodiversità, di consentire lo sviluppo di reti trofiche di differente complessità, in grado di
evolvere secondo linee naturali in assenza di ulteriori interventi umani.
Il progetto può, quindi, considerarsi un completamento del precedente con il quale si è
creato un primo stagno che ha perfettamente adempiuto alle finalità attese.
La realizzazione di questo secondo bacino, idraulicamente a valle e di dimensioni simili a
quello esistente, completerà il mosaico di ecosistemi umidi di questa porzione della
Caffarella, mirando ad enfatizzare ancor di più i positivi risultati sinora ottenuti. La
realizzazione del bacino lacustre (seppure di dimensioni volumetriche contenute) può
essere inoltre considerata alla stessa stregua di un bacino di laminazione o di calma, in
grado di contribuire all'attenuazione di eventuali piene, riducendone gli effetti negativi.
Coerentemente con quanto indicato dalla pianificazione di settore del rischio idrogeologico
della città di Roma.
Un nuovo capanno per l'osservazione sarà costituito da una struttura in legno collocata in
posizione rilevata; a tale scopo verrà utilizzato un manufatto in muratura a mattoni pieni
già presente sul sito, e forse un tempo destinato a funzioni idrauliche (prelievo acqua dalla
marrana destra).
«La valle della Caffarella (intendendo proprio il fondovalle) è da considerare tutta come
un esteso sistema umido. Certo non area umida in senso stretto, non siamo alla foce di un
fiume o in una laguna, ma sicuramente la falda molto superficiale, i fossi drenanti, le
sorgenti, le vasche e le tante opere legate alla gestione delle acque, compreso il laghetto
già realizzato sono la caratteristica principale ed anche quella da valorizzare», commenta
Fabrizio Piccari, biologo del Parco e responsabile del progetto.