L'ampia vallata ospita uno dei laghi più scenografici dell'Appennino
Splendido territorio montano quello di Campotosto (1420 mt.), uno dei centri abitati più elevati dell’Appennino nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Alle spalle presenta lo spartiacque della Laga con lo svettante Monte di Mezzo (2155 mt.), caratterizzato da un ambiente montano quasi del tutto integro e scarsamente antropizzato.
Da paese pastorale a importante località turistica.
La vocazione turistica è oggi data dal suggestivo Lago di Campotosto, un invaso artificiale che occupa un’antica vallata ricca di torba creato nel Novecento in seguito alla costruzione di tre dighe per finalità idroelettriche.
Descrizione del sentiero
Dal borgo di Campotosto si scende verso il lago uscendo dal paese e attraversando dei terreni adibiti a pascolo e coltivi.
Dopo un piccolo guado si segue una strada interpoderale che costeggia la strada regionale 577 fino ad intercettarla.
Si prosegue per la strada asfaltata del lago di Campotosto fino a svoltare a sinistra in località Casale (1344 mt.) per una sterrata che inizia a salire sul versante prativo fino a raggiungere il bosco e quindi il crinale a quota 1600 mt. Il sentiero prosegue aggirando il crinale a mezza costa e inoltrandosi nella faggeta raggiungendo un’ampia radura in località il Coppo.
Da qui il percorso inizia a scendere nella faggeta gradualmente fino alla Diga del Rio Fucino (1365 mt.). Si scende quindi al guado sul Rio Fucino (1290 mt.) e si risale sul versante opposto uscendo dal bosco nei pressi di un prato-pascolo e raggiungendo una strada sterrata che aggirando un crinale si affaccia sul lago di Campotosto e scende alla strada regionale omonima nei pressi di una locanda al bivio per Ortolano.
A scuola di sismologia
Quest’area montana è soggetta a ripetuti movimenti del terreno poiché è sede di un’importante faglia dell’Appennino abruzzese, situata tra i centri di Montereale, Capitignano e Campotosto.
Diversi terremoti distruttivi sono stati documentati nel corso dei secoli a L’Aquila e dintorni, dal 1461 al 1703, dal 2009 fino a giungere ai giorni nostri con l’evento del gennaio 2017, caratterizzati da una magnitudo fino a 6.8 gradi della Scala Richter.
La sfida del futuro sarà trovare il modo per convivere con questi eventi e con il naturale spostamento della crosta terreste qui particolarmente evidente e sentito.