La superficie è immensa, quasi centocinquantamila ettari, un decimo dei quali rientra nei confini amministrativi del Lazio. Tre le Regioni in tutto interessate, cinque Province e quarantaquattro Comuni. E soprattutto otto branchi di lupi, centocinquanta camosci tornati dopo un secolo su queste montagne, duemilaseicento specie di piante (solo le orchidee sono una cinquantina). E, naturalmente, la vetta più alta d'Appennino, e molto altro ancora. Il versante laziale del Parco comprende la Laga reatina, dove non poche cascate offrono agli escursionisti gli spettacoli più belli. Altre mete di sicuro interesse nel versante laziale sono i piccoli laghi Secco e della Selva, nelle cui acque vivono la rana temporaria e ben tre specie di tritoni (crestato, punteggiato e alpestre). Il Gorzano, che raggiunge quota 2458 m, oltre che della Laga è anche la cima più alta della Regione. Le sue rocce ospitano un nido del rapace più maestoso dei cieli appenninici, vale a dire l'aquila reale. La vegetazione è ricchissima: solo tra le piante superiori i botanici stimano la presenza di 2.400 specie. Non occorre però essere degli esperti per apprezzare la maestosa bellezza di certe foreste della Laga come la Martese o San Gerbone, oppure le forme delicate della stella alpina dell'Appennino, della genziana appenninica e di quella gialla, del camedrio e della digitale. La fauna non è da meno, comprendendo specie come lupi e camosci d'Abruzzo, orsi e linci sporadicamente avvistati, caprioli e cervi. Tra i rapaci, aquila a parte, volano in questi cieli lanari e bianconi, gufi reali e falchi pellegrini. E le rarità sono pure tra gli anfibi e i rettili, che annoverano specie come la vipera dell'Orsini e il geotritone italiano.
La valenza naturalistica di questi luoghi è testimoniata anche dal fatto che l'Unione europea vi ha individuato ben quattro siti della rete Natura 2000: una zona di protezione speciale (Zps) e cioè "Monti della Laga" e tre siti d'importanza comunitaria (Sic), vale a dire "Piano dei Pantani", "Lago Secco e Agro Nero" e "Monti della Laga area sommitale".
I Monti della Laga, anche nel loro versante laziale, offrono rifugio a una fauna ancora ricca e varia. Come la coppia di aquila reale che nidifica sulle pareti del monte Gorzano, la vetta più alta della regione. Tra gli altri rapaci presenti sono il lanario, il biancone, il falco pellegrino. Anche il gufo reale ha il suo nido sulle pareti rocciose, mentre altri strigiformi come l'allocco e il gufo comune prediligono il bosco. Ricchissima la fauna a insetti e altri invertebrati. I mammiferi comprendono specie tra le più famose e vistose, data la contiguità con l'Appennino abruzzese: tra gli altri sono presenti camosci, cervi, caprioli, lupi e – avvistati più sporadicamente – orsi e linci. A monte del minuscolo borgo di Poggio d'Api, i piccoli laghi Secco (o Nero) e della Selva ospitano le uniche popolazioni dell'Italia centrale sia del tritone alpestre che della rana temporaria, oltre ad altri anfibi quali il tritone crestato e il punteggiato. Nelle grotte scavate nella roccia lungo le forre dei torrenti vive il delicato geotritone italiano.
Interessato da un clima meno piovoso di quelli abruzzese e marchigiano, il versante laziale del gruppo è interessato da estese praterie a quote anche elevate, fitte faggete tra i 1350 e i 1900 m, boschi perlopiù di cerro, a ceduo o fustaia, misti a castagneti e ad arbusteti alle quote più basse. Uno studio botanico espressamente riferito al solo versante reatino vi ha censito un migliaio di specie. Ad anemoni, aquilegie, genzianelle, gigli, viole, soldanelle, orchidee, campanule appartengono alcune tra le fioriture più appariscenti che gli escursionisti incontrano lungo carrarecce e sentieri.
Le attrattive del Parco sono di primissimo piano e la loro varietà si configura già ad un primo sguardo volto alla natura geologica dei luoghi. I 2.914 metri del Corno Grande, affiancati dai picchi di Pizzo d'Intermesoli (2.635 m), Corno Piccolo (2.655 m), Monte Prena (2.561 m), Monte Camicia (2.564 m), offrono scorci spettacolari a chi sale lassù e pure a chi si limita ad ammirarne il profilo da Campo Imperatore o dai Prati di Tivo, i due grandi "balconi" del Gran Sasso. Alla loro natura calcarea, ricca di circhi e morene glaciali, fanno da contraltare le arenarie dei Monti della Laga, dai profili morbidi e dolci, ricchi di acque superficiali perché scorrenti sui suoli impermeabili. Il Gorzano, che raggiunge quota 2.458 m, oltre che della Laga è anche la cima più alta del Lazio. A lunghe battaglie ambientaliste si deve l'assenza, qui e sulle altre vette del gruppo, delle ferite inferte dagli impianti di risalita. Di nuovo calcarea, infine, è la roccia dei Monti Gemelli, ovvero le montagne dei Fiori (1.814 m) e di Campli (1.470 m), che a cavallo della straordinaria gola del fiume Salinello offrono altri ambienti naturali interessanti e poco noti.