La Riserva Naturale Monte Casoli di Bomarzo, istituita nel 1999 con la L.R. 30, si estende per 285 ettari, compresi interamente nel comune di Bomarzo. L'ente gestore è la Provincia di Viterbo che, in collaborazione con il Comune di Bomarzo, la amministra con le finalità di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del territorio e delle risorse naturali e culturali dell'area, tutelare e recuperare gli habitat naturali, conservare le specie animali e vegetali, promuovere lo sviluppo economico e sociale delle comunità locali interessate e valorizzare le risorse naturali a fini educativi e ricreativi.
L'abbondanza di acqua, la diversità degli ambienti e la scarsa antropizzazione dell'area consentono la vita di numerose specie animali fra cui il cinghiale, animale tipico di queste zone, la volpe, la martora, la puzzola, il Tasso, roditori come l'Istrice, lo scoiattolo, il moscardino, il topo selvatico dal collo giallo, l'arvicola di Savi e l'arvicola rossastra, e fra gli insettivori, il Riccio, la talpa ed il toporagno comune. Numerose le specie di uccelli, la cui presenza è favorita dalla folta vegetazione, dagli anfratti e dalle antiche rovine. Tra i rapaci sono presenti nell'area, fra gli altri, il raro falco lanario e il nibbio bruno.
Nonostante la limitata estensione, la Riserva è caratterizzata da una grande ricchezza floristica dovuta alla variegata conformazione del territorio stesso che si presenta come un mosaico di ambienti diversi dal punto di vista geologico, morfologico e climatico. Una fitta cerreta copre i versanti meno assolati, costituendo sicuramente l'elemento vegetale predominante di tutta l'area, soprattutto delle forre. Tra le specie arboree presenti merita un cenno particolare la quercia virgiliana, la cui foglia è rappresentata nel logo della Riserva.
Il territorio comprende formazioni geologiche di varia natura: sedimentarie marine, vulcaniche e continentali. Le formazioni più antiche sono quelle del ciclo sedimentario regressivo marino, plio-pleistocenico, che occupano gran parte del territorio in esame ed affiorano in particolare nella porzione centro-meridionale della Riserva, in prossimità delle incisioni fluviali del torrente Vezza e dei suoi affluenti. Le coperture vulcaniche più antiche, l'ignimbrite quarzolatitica, provenienti dall'antico vulcano Cimino (circa 1,3 milioni di anni fa), conosciuta localmente con il nome di Peperino tipico (per la presenza dei frequenti cristalli biotitici neri, simili al pepe), sono localizzate sul lato meridionale della Riserva, a sud del fosso di monte Casoli, lungo il margine settentrionale dell'altopiano vulcanico che si affaccia sul fosso suddetto.