La farina di farro biologico si presenta di colore marrone chiaro con un sapore intenso di fibra.
Nel mese di Novembre viene eseguita la semina maualmente o meccanicamente mentre la raccolta è prevista nel mese di giugno.
Il prodotto pulito dai residui, prima di essere trasportato presso il laboratorio di trasformazione e confezionamento, viene selezionato e mondato da impurità per mezzo di aspirazione e vagliatura.
Il farro viene decorticato meccanicamente e macinato in un molino a pietra.
La farina di farro viene poi confezionata in buste per alimenti.
La denominazione farro comprende tre specie diverse del genere Triticum, chiamate comunemente "frumenti vestiti". Fino agli inizi del secolo scorso in Italia venivano coltivati in alcune valli dell'Appennino e in alcune zone montane per poi scomparire quasi completamente.
Da alcuni anni la coltivazione del farro ha avuto una forte ripresa, per la concomitanza di alcuni fattori legati alla riscoperta di cibi tipici e alternativi, alla diversificazione degli indirizzi produttivi, al recupero di aree marginali e svantaggiate attraverso forme di agricoltura ecocompatibili, alla conservazione di specie agrarie a rischio di estinzione o di erosione genetica.
In Italia la coltivazione del farro contribuisce alla valorizzazione di ambienti marginali proprio per la tipicità e la qualità della materia prima e dei suoi derivati ottenuti da coltivazioni e attraverso attività di trasformazione realizzate nelle stesse aree di produzione. Le aree di coltivazione in Italia sono la Garfagnana e l'area tra l'Umbria ed il Reatino (alta valle del Corno, alta Valnerina in Umbria, altopiano di Leonessa a Rieti ed altri territori tra la provincia di Rieti e l'Abruzzo).