Le sue rovine sorgono oggi su un panoramico sperone roccioso che domina la valle del Salto. Cingono a corona l’altura le vecchie case del borgo - alcune delle quali in restauro – che ha conservato l’antica denominazione.
Sono i secoli del Medioevo a vedere l’ascesa locale dei Mareri, che ampliano sempre più i propri possedimenti col disegno di riunire l’intero Cicolano sotto un’unica Signoria. Un territorio di rilievo crescente, strategicamente posto tra le realtà urbane e culturali di Rieti, L’Aquila e San Salvatore Maggiore. Insediati a Petrella Salto , i Mareri ne favoriscono la crescita urbanistica e l’arricchimento con edifici civili e chiese, e la cittadina diviene centro di traffici commerciali e di potere politico.
A stroncare quell’ascesa ambiziosa è un fatto di sangue avvenuto nel 1511, che resterà noto come “primo giallo della Petrella”. All’origine v’è il rifiuto del conte Gianfrancesco Mareri a dare in dote a sua figlia il castello di Staffoli, tra i possedimenti della famiglia. Il marito di lei, un certo Giacomo Facchini, se ne vendicò riuscendo a penetrare nella Rocca della Petrella con trecento armati e a sterminare l’intera famiglia Mareri. A salvarsi miracolosamente fu solo la giovane Maria Costanza, che poi venderà l’intera contea a Carlo V il quale la assegnerà ai Colonna. E i Mareri scompaiono definitivamente dalla storia di queste terre.