Il carciofo romanesco è una pianta erbacea poliennale, provvista di rizoma sotterraneo, dalle cui gemme si sviluppano fusti ramificati; presenta un colore verde cenerino, è sferico, compatto con un caratteristico foro all'apice. Le cultivar del carciofo romanesco sono Castellammare e relativi cloni, Campagnano e relativi cloni. Il carciofo detesta l'umidità, come pure le temperature inferiori ai 4 - 5°, richiede un clima mite e, per quanto riguarda i terreni, predilige quelli profondi, di medio impasto, ben drenati e neutri. Per le notevoli cure colturali che richiede, il carciofo è una specie da rinnovo, miglioratrice, e può, quindi, precedere o seguire cereali ed altri ortaggi.
Il carciofo romanesco nelle campagne laziali è conosciuto sin da epoca romana probabilmente, già gli Etruschi raccoglievano questo prodotto. Infatti, secondo il botanico Montellucci, è da attribuire agli Etruschi l'opera di addomesticamento della coltivazione di questo ortaggio. La sua diffusione nella Regione Lazio iniziata a partire dal XV secolo, gli ha permesso di occupare rapidamente, fin dal tardo rinascimento, un posto di assoluto prestigio nella gastronomia laziale.