Il finocchio della maremma viterbese presenta: pianta di forma compatta e taglia media, con apparato radicale fittonante, a produzione medio-tardiva, con una buona resistenza al freddo e alla pre-fioritura; il fusto è cilindrico; le foglie sono lungamente picciolate, tri o tetra pennatosette, con larga guaina basale ispessita ed avvolgente di colore bianco a formare il "grumolo". Il grumolo, taglia media, presenta colore bianco e foglie raccolte.
Molti sono i riferimenti storici che attestano la tradizionalità del finoccho della maremma virebese. Già a partire dal 1379 nello Statuto degli Ortolani, si fa riferimento alle contrade ortive coltivate fuori mura, fornendo informazioni sia sulle specie orticoleprodotte, fra cui il finocchio, che sulla loro vendita. In un contratto di vendita di un orto, del 1 aprile 1850, da parte del conte Luciano Bruschi Fulgari si fa riferimento a ciirca 700 piante di finocchio. L'Istituto nazionale per il commercio estero, nel 1939, pubblicò "Produzione e commercio dei prodotti agricoli italiani" rilevando nel Lazio una produzione di finocchio quantificata da un minimo di 150 ad un massimo di 400 q.li ad ettaro. Inoltre nel 1949 ci fu la creazione del Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca in contemporanea con la bonifica degli anni 1950, che determinò la diffusione della coltivazione del finocchio su gran parte del territorio tarquinese.