
Il fagiolo regina di Marano Equo è una specie appartenente alla famiglia delle Papilionaceae, genere Phaseolus specie P. Vulgari L. Nome Volgare: Fagiolo Regina di Marano Equo. Si tratta di ecotipo a sviluppo indeterminato, anche la fioritura termina con l'inizio della senescenza. La pianta, a portamento prostrato-rampicante, presenta foglie trilobate con foglioline cuoriformi di medie dimensioni e fiore papillionaceo, di colore rosa/viola con l'infiorescenza a racemo che porta solitamente dai 3 ai 5 fiori. Il frutto è un baccello di grandi dimensioni contenente da 5 a 8 semi; i semi sono reniformi ed il baccello è striato di rosso a maturazione cerosa ed i semi sono color con fondo nocciola e screziature che vanno dal rosso al marrone scuro. La coltivazione del fagiolo viene praticata su terreni di pianura, tendenzialmente sciolti ma comunque fertili che sono particolarmente vocati alla coltivazione del fagiolo. Il terreno, drenato opportunamente con fossi di scolo laterali, è diviso in solchi che dopo la zappatura del legume, fungono da vaschette per annaffiare alla radice le piante almeno una volta alla settimana, o secondo il bisogno. L'epoca di semina avviene quando le temperature del terreno hanno raggiunto almeno i 12°C, condizione che in zona si verifica tra la seconda quindicina di Aprile e l'inizio di Maggio. Il seme messo in fossa (da 5 a 7 semi) genera una piantina che raggiunge l'altezza di m 2,5-3. Il baccello può contenere dai 5 ai 9 semi. L'incannamento del fagiolo Regina rampicante viene sostenuto da quattro canne incrociate a conocchia e perciò soprannominato dai locali "fasulone palatu".
Il fagiolo Regina veniva coltivato, nel fondo valle ricco di sorgenti (dette "marane") tra Subiaco e Marano Equo, già prima della grande guerra per soddisfare i bisogni familiari e locali. La coltivazione ha subito una flessione durante la seconda guerra mondiale, per riprendere in modo intensivo con tecniche piuttosto razionali negli anni 50 fino agli anni 70/75 quando, per mancanza di addetti all'agricoltura ed eccessivo sfruttamento del terreno, ha subito nuovamente un declino. Senza mai scomparire però dalla mensa dei maranesi, che continuano a coltivarlo in piccoli appezzamenti con metodi tradizionali e ad apprezzarlo per la tenerezza della buccia e l'alta digeribilità. Uno studio condotto nel 1967 dal "Centro di Sviluppo Aniene" elencava le leguminose coltivate nella valle: la "Regina rampicante" a consumo fresco da sgranare, il corallo marconi, il cannellino. La coltura della "regina" risultava essere di ettari 95 circa, di cui 50 ha solo a Marano Equo.