La pesca delle alici, che avviene nel tratto di mar Mediterraneo che bagna la costa laziale da San Felice Circeo a Minturno fino anche alle coste Campane, avviene nella maggior parte dei casi nelle ore notturne con le tradizionali attrezzature di rete a circuizione ("ciancialo" o "lampara") ed il traino pelagico (ovvero le reti trainate nella colonna d'acqua). Il pescato viene trasferito in cassette di legno che vengono trasportate in laboratori refrigerati tra 0° e 4° C entro 24 ore dalla pesca
La marinatura con aceto, cui sono sottoposte le alici, conferisce al filetto colore biancastro e consistenza compatte e sapore sapido e leggermente acidulo. Le alici marinate si conservano sott'olio con aggiunta di peperoncino e/o prezzemolo.
Ricordata negli antichi Statuti della città, la preparazione delle alici marinate trova conferma in un lavoro del 1890, di Domenico Giordano, dal titolo "Ittiologia del Golfo di Gaeta" in cui si parla di "alice in bianco" riconducibile al colore che la carne di alici assume col passaggio in aceto e sale. La tecnica di conservazione in esame è molto antica e risale ai tempi dei Greci che ricorrevano alla marinatura ed alla salatura del pesce per conservare il prodotto più a lungo.