I terreni compresi entro il perimetro dell'area protetta sono parte di un'azienda agricola a conduzione familiare dove si ricavano coi metodi dell'agricoltura biologica, tra gli altri, nocciole, vino e grano. Presenti anche circa 1200 piante di ulivo, nonché alcuni casali agricoli.
Oltre il 40% dell'area è però libera da coltivazioni ed ospita soprattutto boschi e forre. Di recente sono stati attuati interventi per l'incremento della biodiversità, tra cui la realizzazione di uno specchio d'acqua a bassa profondità destinati prevalentemente agli anfibi e l'impianto di siepi al margine dei coltivi.
Fin dal Paleolitico l'uomo ha frequentato forre e ripari dell'area, come attestano numerosi ritrovamenti paelontologici provenienti da scavi effettuati nei primi decenni del Novecento. Più in generale, il Monumento Naturale tutela una porzione dell'antico Ager Faliscus, area ricca di testimonianze archeologiche relative all'insediamento e al culto funerario delle popolazioni falische. Nell'ambito dell'insediamento di centri principali come Falerii Veteres, l'odierna Civita Castellana, nel primo millennio a.C. l'espansione demografica portò alla nascita di numerosi centri rurali secondari tra cui – nell'VIII secolo – Corchiano e Vignanello. L'area è inoltre interessata dal tracciato dell'antica via Amerina, importante asse di collegamento tra Nepi e Veio realizzato nel IV a.C. con un tracciato parallelo alla Cassia e localmente pavimentato con basoli in leucite. Con la conquista romana numerosi insediamenti del territorio falisco, come Falerii Veteres e Corchiano, vennero abbandonati.
All'interno dell'Area Protetta è possibile rinvenire numerose testimonianze archeologiche. Tra queste spicca il cosiddetto "Ponte del Ponte", imponente costruzione di acquedotto risalente al III-IV secolo a.C. e realizzata in opera quadrata di tufo per superare il fosso di Pian Sant'Angelo. Si fanno ammirare poi i resti del tracciato stradale basolato, pure d'epoca romana, della via Amerina e tombe rupestri a camera di notevole pregio architettonico, d'età etrusco-falisca: la Tomba del Capo, risalente al III-II secolo a.C., costituita da una tomba a portico con camera sepolcrale sottostante, che presenta ancora la traccia scolpita della finta porta, il columen sul soffitto (la finta trave in tufo all'interno della camera, a imitazione delle architetture domestiche), una colonna in facciata; la Tomba del Pipistrello, riportata alla luce solo nel 2015, risalente allo stesso periodo.