Circondata dai Monti Simbruini, dai Monti Ernici e dai Monti Cantari, Trevi nel Lazio, a quota 821 m, è situata nella parte più elevata della Valle dell’Aniene. Le secolari faggete, che cingono il suo abitato, costituiscono la naturale cornice al Colle Clemente su cui è costruito il paese.
Sul culmine del Colle sorge la “Civita”, dominata dal castello e circondata da una delle due
cerchia di mura che caratterizzano il perimetro del paese. Su un dedalo di viuzze si affacciano
abitazioni realizzate per lo più in pietra calcarea locale, cardellino, e in caratteristici mattoni
ricavati dall’argilla lavorata a mano e cotta nelle piccole fornaci a legna, in funzione un
tempo presso il Ponte della Suria e il Ponte delle Tartare. Abitazioni sui cui portali d’ingresso
non mancava mai lo stemma di famiglia o un motivo devozionale. I primi insediamenti nella zona di Trevi si fanno risalire all’ultimo periodo del Paleolitico. Numerosi resti di mura poligonali, costruite per contrastare l’espansione dei Romani, attestano la presenza a Trevi del più importante presidio di Equi nella Valle dell’Aniene, prima dei territori degli Ernici e
dei Marsi. Sottomessa da Roma nel 304 a.C., Trevi entrò a far parte anch’essa della Tribù Aniense. Conosciuta nell’antichità con il nome di Treba, è ricordata da Plinio nella Naturalis
Historia e citata negli scritti di Tolomeo e Frontino. Dopo la caduta dell’impero romano, la cittadina per quasi sei secoli fu sede episcopale. In seguito Trevi vide diminuire il proprio
ruolo, in parte per il venir meno delle possibilità economiche di mantenere una sede vescovile, in parte per il potere sempre maggiore assunto dall’abbazia di Subiaco. Conseguenza immediata fu che il pontefice Niccolò II assegnò il potere spirituale della diocesi di Trevi, con i castelli di Filettino, Vallepietra, Jenne e Collalto, al vescovo di Anagni. Successivamente Urbano VIII arrivò a concedere la giurisdizione su Trevi all’abbazia di Subiaco. Una decisione che gli abitanti di Trevi osteggiarono energicamente per quasi due secoli, dando vita ad accese dispute per il possesso del territorio e occupando ripetute volte Jenne. Solo nel 1162 le due parti arrivarono ad una transazione e l’abbazia di Subiaco riconobbe Trevi come sua feudataria.
Nel 1297 il cardinale Francesco Caetani e Pietro, nipoti di Bonifacio VIII, acquistarono
il castello di Trevi, ricevendo per questo l’investitura dal papa. Il grande maniero, costruito
su strati di roccia calcarea, copriva una superficie di 800 mq, 480 dei quali adibiti ad abitazione
e 320 ad uso militare. Dalla sommità del maschio si dominava l’intera valle dell’Aniene, fino al ponte delle Tartare ed al Ponte di Alani e S. Teodoro. Il possesso della famiglia durò quasi due secoli, fino alla definitiva restituzione nel 1473 di Trevi all’abbazia sublacense da parte di Sisto IV. Il territorio di Trevi non è solo ricco di importanti testimonianze storiche, ma anche di numerose ricchezze naturalistiche, come le immense distese del Monte Faito (1450 m), che congiungono il territorio di Vallepietra con quello di Filettino, passando appunto per Trevi. Le alture del Monte Faito, ricche di sorgenti e di faggete, offrono uno spettacolo suggestivo unico e costituiscono zona di riserva integrale del Parco.