Il Monumento Naturale "Balza di Seppie", istituito dalla Regione Lazio e gestito dal Comune di Lubriano, è una piccola e al tempo stesso preziosa area protetta, che misura 1,26 ettari di superficie e 487 m di perimetro.
Dal punto di affaccio, ubicato all’interno dell’azienda agricola “Montesu” e raggiungibile dal centro storico di Lubriano con un bel sentiero escursionistico, che attraversa ambienti di forra e campi coltivati, il visitatore potrà interpretare al meglio, anche con l’ausilio di pannelli dedicati, la successione completa dei materiali vulcanici che stratificandosi hanno costituito gli altopiani della zona, in seguito incisi dallo scorrimento delle acque e dagli smottamenti.
L’ampia visuale panoramica restituisce le forme frastagliate dei calanchi argillosi, localmente denomiati “cavoni”, esemplari per comprendere appieno quali siano - e a quale velocità procedano - i fenomeni erosivi in atto. A livelli di quote superiori, pianori tufacei e basaltici resistono strenuamente alle frane ma i loro fianchi consumati “tradiscono” la composizione rocciosa, che per quanto più solida delle argille progressivamente degraderà anch’essa, seppure con tempi molto più lunghi.
Le emergenze di tipo geomorfologico, paesaggistico, vegetazionale e faunistico, hanno reso la valle dei calanchi un sito riconosciuto a livello europeo, attraverso l’istituzione della stessa ad area SIC/ZPS nell'ambito della Rete Natura 2000, il principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciate o rari a livello comunitario.
Tra gli aspetti che vanno maggiormente sottolineati - che poi sono quelli che hanno ripercussioni dirette sulla gestione del territorio - è che le aree che compongono la Rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; anzi, la direttiva riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura.
Alle aree agricole per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali come il pascolo o l’agricoltura non intensiva.
A cura di Mirko Pacioni - Direzione tecnico / scientifica