La naturale tendenza all'impaludamento che la pianura costiera ai piedi dei colli Ceriti ha conservato, nonostante i recenti tentativi di bonifica agricola, ha facilitato le opere di ripristino ambientale che, rispettando le peculiarità vegetazionali, hanno permesso l'allargamento delle superfici umide aumentando le opportunità di sosta per l'avifauna.
I primi insediamenti ascrivibili all'età del bronzo trovati a Pyrgi, e le successive opere idrauliche realizzate dagli etruschi che urbanizzarono totalmente il trilatero Caere-Pyrgi-Alsium (cioè le attuali Cerveteri-Santa Severa-Palo Laziale), incisero e modificarono il territorio che risulta, nella successiva fase repubblicana romana, essere diventato un luogo di residenze di villeggiatura. In epoca imperiale, per effetto delle riforme agrarie, s'insediò qui un borgo rurale vista la vocazione frumentaria - tuttora riscontrabile - dei terreni. Con la decadenza dell'impero romano e l'inizio delle incursioni saracene la costa è riconsegnata alla natura. Pyrgi nel frattempo rinasce, prima come torre difensiva normanna nell'anno 1000 e poi, sulle mura del castro romano, nelle forme del castello sul mare dedicato alla martire cristiana Santa Severa che ancora adesso domina questo tratto di costa. La naturale tendenza ad impaludarsi di Macchiatonda, e il fatto di essere ai confini dell'azienda agricola che nel borgo del castello aveva i propri ricoveri, ne determina un utilizzo con sistemi di agricoltura estensiva e di allevamento brado che nel tempo favoriscono quella varietà di caratteri ambientali che oggi chiamiamo biodiversità.
IL POPOLAMENTO UMANO. La presenza dell'uomo nel territorio di riferimento è segnalata, a partire dal periodo Paleolitico superiore, nel sito Palidoro. Le aree costiere furono colonizzate nel periodo neolitico (VI – II millennio a. C.), in villaggi localizzati lungo tutto il litorale dove si trova l'area protetta.
Con l'età del bronzo, i Villanoviani e in seguito gli Etruschi operarono nella zona una trasformazione degli insediamenti protostorici in centri protourbani di grande importanza economica e geopolitica. Un esempio mirabile furono le città etrusche di Tarquinia e Caere, che favorirono un grande sviluppo dei commerci. La costruzione dei porti di Gravisca e Pyrgi ne è la prova.
PYRGI. Gli scavi archeologici a sud del Castello di Santa Severa, hanno dimostrato l'esistenza nel sito di un villaggio protostorico, testimoniato dal ritrovamento di ceramiche dell'età del Bronzo. Il porto di Pyrgi, costruito per le esigenze commerciali del grande centro etrusco di Caere, l'attuale Cerveteri, fu uno dei più importanti del Mediterraneo. L'abitato etrusco si sviluppava intorno al porto per circa 10 ettari e confinava con il vasto santuario emporico.
Gli scavi del santuario, avviati nel 1957, hanno riportato alla luce almeno due templi provvisti di una ricca decorazione architettonica, detti templi A e B, e un’area Sacra denominata C.
Il tempio A, dedicato a Leucotea-Ilizia, (l'etrusca Uni), era decorato sul lato posteriore dell'edificio col celebre altorilievo fittile con il mito dei “Sette contro Tebe”, databile intorno al 460 a.C. Oggi è custodito presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; qui sono anche esposti alcuni materiali architettonici del tempio B, una delle quali è l’altorilievo con la raffigurazione dell'impresa di Ercole contro Idra di Lerna, il mostro a più teste, di cui restano frammenti. Infine, le tre famose lamine d'oro, due delle quali iscritte in etrusco ed una in fenicio, che hanno fornito agli archeologi fondamentali informazioni per una maggiore comprensione della lingua etrusca. Pyrgi fu distrutta e incendiata d Dionigi I, tiranno di Siracusa, nel 348 a.C.
Dopo la conquista romana Pyrgi rimase un importante punto di approdo per tutta l’epoca repubblicana, prima come base navale, poi come sede di appaltatori di trasporti marittimi e di una nutrita flottiglia da pesca e infine, probabilmente, trasformata in una grande villa imperiale.
È stato istituito il Monumento Naturale Pyrgi, con il decreto del Presidente della Regione del 1 ottobre 2017, che tutela i valori naturalistico – archeologici dell’area.
EMERGENZE ARCHEOLOGICHE NELL’AREA PROTETTA.
Nel territorio di Macchiatonda sono state censite numerose ville presenti in epoche antiche nelle zone agricole, testimoniate da affioramenti di resti ceramici ed edilizi riferibili ad insediamenti neolitici, villanoviani, etruschi e romani. L'erosione costiera ha riportato alla luce, lungo la linea di costa, diversi manufatti di origine etrusca (VII – V sec. a.C.) come opere murarie e coperture a tegole e coppi di vari edifici, che si trovavano all'epoca a centinaia di metri distanti dalla costa. Macchiatonda nel II sec d.C. fu progressivamente abbandonata dai coloni romani. L’area rimase disabitata a lungo, fino al secolo scorso quando fu utilizzato come poligono militare fino alla seconda guerra mondiale; solo nel dopoguerra tre quarti del territorio è stato trasformato in zona rurale, con opere di bonifica realizzate dal Consorzio del Tevere e dell'Agro Romano. Con la bonifica i terreni sono stati resi coltivabili mediante opere idrauliche consistenti in canali collettori, idrovore e canale principale di raccolta, ricavato dalla deviazione del fosso Alberobello.
IL CASTELLO DI SANTA SEVERA. Sulle rovine della colonia romana fortificata di Pyrgi, risalente al III sec. a.C., fu edificato un castello attorno al quale sorse il borgo e la chiesa. La prima citazione storica riguardante il Castello di Santa Severa risale al 1068, anno in cui il normanno Gerardo Conte di Galeria lo donò ai monaci dell'Abbazia di Farfa. In seguito il castello appartenne ai Monaci di San Paolo e ad alcune famiglie nobili romane tra le quali i Tiniosi e i Bonaventura-Venturini. Nel 1482 papa Sisto IV concesse la rocca al Pio Istituto del Santo Spirito, il quale ne fece, a sua volta, per cinque secoli, (1482-1980), il cuore di un'azienda agricola estremamente vasta, visitata da diversi papi del Rinascimento e dei secoli successivi. Recuperato all'uso pubblico in occasione del Giubileo del 2000, è oggetto di importanti interventi di restauro finanziati dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Roma e dal Comune di Santa Marinella in collaborazione con le Soprintendenze competenti. Gli uffici e il centro visite della Riserva si trovano negli edifici storici situati all'interno del Castello.