Il Parco dei Castelli Romani, non è solo ricco di bellezze naturalistiche, ma cela nel cuore dei suoi boschi molti reperti archeologici, testimonianze dell’insediamento di antiche popolazioni che si sono alternate nei secoli sul territorio. Passeggiando nei boschi di Rocca di Papa, a metà strada fra Monte Cavo e il Maschio delle Faete, si arriva all’area archeologica delle “Grotticelle”, antiche tombe rupestri scoperte nel 1982.
Si tratta di sepolcri scavati nella roccia la cui tipologia ‘tomba a grotticella’ è tipica del tardo Neolitico. Tali tombe sono dette anche ‘a forno’, proprio per la conformazione che ricorda quella di una classica fornace. Fra le ipotesi di datazione, la più attendibile sembrerebbe quella che ne colloca la realizzazione nel periodo Eneolitico, a cavallo fra l’età del rame e quella del bronzo, all’incirca 2.500 a.C. Nel territorio dei Castelli Romani questo tipo di Tombe rappresentano un reperto unico nel suo genere, incastonate nella roccia, al termine di due corridoi di tufo, le due sepolture hanno dimensioni diverse, ma entrambe a forma ellittica o semicircolare. Il corridoio antistante detto ‘dromos’, si allarga man mano che ci si avvicina all’entrata delle sepolture prendendo una forma ad imbuto, la sua funzione era quella di accompagnare l’essere umano dal regno dei vivi a quello dei morti. I corpi venivano molto probabilmente inumati in posizione fetale, accompagnati da un corredo di uso quotidiano che il defunto avrebbe utilizzato per la prosecuzione della vita oltre la morte.
A poca distanza dal sito delle “Grotticelle”, si trovano i ruderi della Casa dei Guardiani, antico casale in cui fino alla metà del Novecento, vivevano i guardiaboschi, figura addetta al controllo del fenomeno del brigantaggio e alla tutela dei boschi.