Tra gli anfibi che popolano il territorio del Parco dei Castelli Romani, c’è la Salamandrina dagli occhiali settentrionale o Salamandrina di Savi – Salamandrina perspicillata (Savi, 1821) – appartenente alla famiglia Salamandridae. Il nome deriva da una macchia di colore chiaro, con una forma simile ad una “V”, situata sulla testa, tra un occhio e l’altro.
La Salamandrina dagli occhiali settentrionale è attualmente presente solo in Italia; il suo areale si estende dalla Liguria fino alla Calabria, soprattutto lungo il versante tirrenico.
È un piccolo anfibio che raggiunge circa 10 cm di lunghezza, il suo colore è bruno nerastro sul dorso (che la rende poco visibile ai predatori se vista dall’alto) con macchie bianche e rosse sulle zampe e sulla coda, mentre il ventre presenta un disegno bianco nero e rosso. Come molti altri anfibi, la sua epidermide presenta delle ghiandole che secernono sostanze tossiche che la rendono inappetibile a molti potenziali predatori e la colorazione vivace del ventre serve proprio ad avvertirli.
La specie predilige zone fresche e umide, per questo è possibile osservarla sia in ambienti aperti come prati e campi coltivati ma anche nei boschi in prossimità di fossi, ruscelli o fontanili, dove solitamente depone le uova tra i ciottoli. Si nutre principalmente di invertebrati e insetti, si riproduce in primavera quando le femmine entrano in acqua per deporre le uova, le larve infatti vivono in acque fredde e limpide. L’urbanizzazione intensiva e il prosciugamento di sorgenti e raccolte di acqua, sta riducendo molto i siti adatti alla riproduzione di questi anfibi. Per il suo alto valore conservazionistico la Salamandrina dagli occhiali è inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat, e considerata nella categoria “Low Risk” a livello nazionale e “Vulnerabile” nel Lazio.
La loro presenza accertata sul territorio del Parco, dai tecnici dell’area ambientale nel corso delle attività di monitoraggio, è indizio di salubrità dell’ambiente e, in particolare, dell’acqua e dell’aria.