Durante periodici controlli effettuati dal personale dell’area ambientale del Parco dei Castelli Romani, in merito al monitoraggio del moscardino, nelle apposite cassette in legno posizionate nei boschi del Parco, sono stati trovati alcuni ghiri intenti a preparare il loro rifugio per il letargo invernale.
Il Ghiro (Glis glis) appartiene alla famiglia Gliridae, un roditore diffuso che fa parte della fauna selvatica del nostro territorio. Lungo circa 30 cm, circa 15 sono di coda pesa più o meno 100 grammi, ha un pelo molto folto con colore grigio dominante sul dorso mentre il ventre è più chiaro; ha due grandi occhi e le orecchie di forma rotondeggiante. Esce dal suo nascondiglio principalmente nelle ore notturne, durante il giorno sta nascosto nelle cavità degli alberi o all’interno di nidi che costruisce con foglie e muschio. Si nutre principalmente di vegetali, castagne, ghiande, bacche e nocciole, nel periodo autunnale in cui il ghiro si prepara a superare le rigide temperature invernali, aumenta di pesa accumulando una notevole quantità di grasso e minerali utili alla sua sopravvivenza.
Viene definito l’animale dormiglione in quanto il suo letargo dura dai 5 ai 6 mesi, anche se l’inizio e la fine del letargo variano in dipendenza del clima e dell’altitudine.
È una specie forestale, dalle abitudini strettamente arboricole, diffusa in tutte le formazioni forestali italiane, dal livello del mare fino al limite superiore del bosco. Predilige, tuttavia, i boschi di latifoglie o misti, purché siano in grado di provvedere grandi quantità di cibo (soprattutto germogli, frutti e semi). È possibile trovarlo anche in boschi cedui, soprattutto se invecchiati oppure trattati con turni lunghi. Infatti, la frammentazione delle aree boscate ha effetti negativi sulla distribuzione della specie, che risulta assente nei boschi assoggettati a tagli troppo frequenti.