Edificata dagli Ernici su un'altura della valle del fiume Sacco, è ricordata dalle fonti letterarie già dal VI sec. a.C. come aderente alla Lega Ernica con le altre città del suo territorio: Alatri, Veroli ed Anagni. Occupata dai Volsci, insanabili nemici degli Ernici, nel 413 a C. Ferentino fu riconquistata dal console L. Furio Medullino; nel 361 a.C. venne occupata dal console C. Licinio Calvo; nel 306 a. C. la Città non partecipò alla ribellione capeggiata da Anagni contro Roma, rimanendo alleata di Roma. Distrutta da Annibale (211 a.C.), nel 193 a.C. a Ferentino fu assegnato lo status coloniale. Dopo la Guerra Sociale, Ferentino, divenuta municipio, ottenne l'onore della cittadinanza romana e venne iscritta alla tribù Publilia. La salubrità dell'aria e la tranquillità del luogo erano tali che lo stesso Orazio, nella lettera all'amico Sceva, così scriveva: "Se a te piace la vita tranquilla ed il sonno protratto a giorno pieno, se ti seccano polvere e frastuono di ruote, allora ritirati a Ferentino; perché lì anche chi non è ricco può godere". Ferentino è annoverata tra le più antiche diocesi del Latium adiectum; il suo primo vescovo è Bassus (487 d.C.). Comune già dal sec. XII circa, fu sede del Rettorato di Campagna e Marittima; ospitò papi (Innocenzo III, Onorio III), imperatori (Enrico VI e Federico II di Svevia) e santi (Celestino V). Fiorente nelle sue attività agricole ed artigianali e sede dal XV sec. di una prestigiosa scuola, potenziata dalla munificenza dell'umanista Martino Filetico, diede i natali a molti patrioti, che illustrarono con le loro azioni la storia cittadina: Alfonso Giorgi, Alessandro Angelini ed Achille Giorgi nel XIX sec., Alberto Lolli Ghetti e don Giuseppe Morosini, medaglie d'oro al valor militare, nel XX sec.