Monte Venere è la testimonianza dell'ultima fase di attività del vulcano vicano. Si è eretto all'interno della grande caldera in cui oggi si trova il lago di Vico tra 95.000 e 90.000 anni fa.
Sulla sommità, a circa 850 metri di altitudine, si apre la cavità d'origine vulcanica più grande della regione, il "Pozzo del Diavolo". Al suo interno sono stati effettuati degli scavi archeologici sin dagli anni '70 del secolo scorso. Le ricerche in esso condotte hanno portato alla luce una serie di fasi di frequentazione risalenti al Neolitico, con fasi avvenute attorno al 5400 e al 4000 a.C..
All'interno della cavità sono stati rinvenuti oggetti ceramici particolari che hanno dato il battesimo ad una facies peculiare della ceramica neolitica detta, appunto "di Monte Venere". Sono stati inoltre recuperati oggetti con caratteristiche assai siimili a manufatti prodotti in area adriatica nello stesso periodo, testimonianti la fitta rete di scambi e contatti esistente sin dal Neolitico. Nella grotta si venerava probabilmente una divinità legata alla fertilità della terra e alla quale si offrivano cibo e vasetti niniaturistici di terracotta che lo contenevano.
Anche alle sue pendici sono state rilevate aree in cui erano presenti dei villaggi durante l'età del Bronzo: a quell'epoca il livello del lago era certamente più alto dell'attuale e questi abitati erano resi più sicuri dalle acque, che circondavano l'altura come un'isola.
Gran parte dei reperti recuperati si trova oggi al Museo storico ed etnografico "Luigi Pigorini" , contenuto nel nuovo Polo Museale di Roma detto "Museo delle Civiltà".