Un delicato lavoro che ha fatto riscoprire affreschi dimenticati
Il Palazzo Baronale degli Anguillara di Calcata è stato acquistato dal Parco Valle del Treja nel 1987. Allora era poco più di un rudere, inagibile e con addirittura un albero che cresceva nella sala principale, che non aveva il tetto.
L'edificio, costituito da due piani fuori terra, un piano cantinato e un piano seminterrato, risale probabilmente ai primi decenni dell'anno mille e fu rimaneggiato nei secoli successivi. È tuttora leggibile la sovrapposizione delle fasi costruttive: la torre e i piani seminterrati più antichi, il piano terra e quello rialzato, più recenti.
Dopo un lungo lavoro il palazzo fu restaurato e inaugurato agli inizi degli anni 2000. Attualmente ospita gli uffici del parco e la sala principale è diventata una bella sala espositiva, in cui sono stati recuperati alcune parti degli affreschi originari.
Nel sottostante piano seminterrato, che fino a qualche decennio fa era usato come forno pubblico dai calcatesi, si sono da poco conclusi i lavori di restauro conservativo.
I lavori, eseguiti dalla ditta Tempus et Opera di Roma, con la restauratrice Laura Romanelli e la direzione dei lavori di Mariangela Pandolfi, hanno riguardato le superfici dipinte delle volte e delle pareti, nonché del forno vero e proprio. La grande sala con volte a crociera, come tutti gli altri ambienti con copertura a botte che su di essa si affacciano, è senza dubbio la zona più antica del palazzo, probabilmente adibita a salone di rappresentanza, è stata ampiamente rimaneggiata nei secoli, destinata sul finire del XVIII secolo a cucine e magazzini. Proprio a questo periodo risale la realizzazione del forno, il cui uso ha compromesso le decorazioni pittoriche sul soffitto e lungo le pareti del salone, che sono state ricoperte negli anni dalle inevitabili patine di nero fumo.
I lavori hanno restituito affreschi molto interessanti. Sul lunettone di fondo si staglia un grande stemma tripartito, riconducibile agli Anguillara, originariamente circondato da una ghirlanda, di cui resta l'incisione delle foglie e alcuni frutti, e nastri rossi. Altri stemmi del medesimo stile e svolazzi di nastri corrono sulla volta.
Ma la scoperta senz'altro più interessante riguarda la parete centrale. Anch'essa interamente coperta da molti strati di pittura, ha restituito un affresco di cui si era persa memoria, cronologicamente precedente agli altri, che raffigura, tra due cornucopie riccamente decorate, lo stemma di un erede di Everso degli Anguillara con lo scudo sormontato dall'elmo coronato da un cimiero con un leopardo rampante.
"Un lavoro straordinario che ha riportato in luce le radici storiche del nostro Palazzo – osserva il presidente del Parco Luciano Sestili – non solo, il recupero di queste sale offre altri spazi utilizzabili dal parco per le sue numerose iniziative pubbliche."