ParchilazioParchilazio

Monte Soratte

    Il Soratte si erge isolato, nel paesaggio pianeggiante della valle del Tevere, tra la via Flaminia e il fiume a circa 40 km a nord di Roma. Nonostante la sua cima più alta raggiunga solo la quota di circa 693 metri, dalla sommità si può ammirare un panorama unico che va dal Terminillo al monte Amiata, fino al lago di Bracciano e più oltre al mar Tirreno. Rappresenta oggi un unicum geologico, sia dal punto di vista del carsismo ipogeo sia per le numerose testimonianze del passato dall'uomo neolitico sino ai nostri giorni. La riserva naturale, istituita nel 1997, si estende per 444 ettari.

    La particolarità del Soratte ha origine, prima ancora che dalla sua storia, dalla geologia. Tra i profili dei tufi della Tuscia a occidente e quelli, ancor più dolci, delle colline alluvionali della grande valle fluviale a oriente, i calcari del Soratte sono infatti un piccolo mondo a parte. Una lente di dura roccia lunga poco più di cinque chilometri, a orientamento nord-ovest/sud-est, che affiora nel paesaggio circostante in maniera inconfondibile. E nel corso del Pliocene questa fu un'isola davvero, quando il mare sommergeva l'area circostante depositando sabbie e argille sui fianchi del nucleo carbonatico. Oggi la costa è lontana almeno sessanta chilometri in linea d'aria, ma la natura dà ancora spettacolo. Per esempio con le grotte: nelle viscere del monte se ne aprono diverse e la più imponente, quella di Santa Lucia, con 105 metri di profondità e 100.000 m³ di volume del solo salone principale è tra i più grandi ambienti naturali sotterranei del Lazio.

    Il monte conobbe comunque un ruolo da protagonista nella storia recente allorché nel settembre del 1943 vi si stabilì il comando supremo delle forze di occupazione tedesche. Non durò molto. Pochi mesi dopo, nel giugno del '44, i tedeschi abbandonarono l'area a seguito di un bombardamento delle truppe alleate, non prima di aver minato parte delle gallerie. Vicende che hanno lasciato un'eco nella vita locale, leggende comprese: tra tutte è nota quella del "tesoro del Soratte", detto anche "l'oro di Kappler", vale a dire numerose casse d'oro sottratto alla Banca d'Italia e tuttora custodito nelle viscere del monte.

    Sopra il cuore di pietra, il Soratte possiede un'estesa copertura vegetale. Boschi di cerro, leccio, acero minore misti a terebinto e orniello, quindi salendo di quota di carpino nero e orientale, seguono il gradiente altitudinale. Cervi e lupi non li abitano più, e da tempo, ma l'escursionista può rifarsi – un po' di attenzione e di fortuna ci vogliono lo stesso – coi funambolismi dello scoiattolo, del ghiro, del moscardino.

    La mappa di Parchilazio.it

    Cerca nella mappa