A Gennaio si sono svolti i consueti censimenti annuali dell’avifauna svernante sui due laghi dei Castelli Romani, Nemi e Albano. L’Ente Parco ha coadiuvato il rilevatore ufficiale per il progetto europeo I.W.C. di Wetlands International.
La stagione invernale in corso, ormai prossima alla conclusione con il ritorno degli uccelli svernanti nei luoghi di riproduzione, è stata singolare dal punto di vista meteorologico con precipitazioni molto scarse e temperature diurne spesso superiori alla media del periodo. Non può escludersi che, anche per questa ragione, vi sia stata scarsità di animali e una varietà di specie ridotta rispetto agli ultimi anni, già mediamente poveri. Tuttavia, al momento, non possono essere tratte conclusioni certe e definitive; il fenomeno delle migrazioni animali, infatti, è molto complesso ed è dipendente da vari fattori, sia legati ai luoghi di svernamento, sia a quelli di partenza e di tappa. Vi sono, inoltre, fattori episodici estemporanei e difficilmente rilevabili.
Il lago Albano, in particolare, ha evidenziato una penuria di animali mai riscontrata prima e, di fatto, contribuisce ad oggi in maniera intangibile allo svernamento dell’avifauna. Basti pensare che sono soltanto tre le specie rappresentate (Folaga, Germano reale e Svasso Maggiore) e ciascuna con poche unità di esemplari. Tra le principali minacce riscontrate e comunicate formalmente a Wetlands International vi è l’eccessivo utilizzo antropico del lago (tutelato come Zona Speciale di Conservazione ai sensi delle norme internazionali) che causa la perdita dell’habitat ripariale rifugio di molte specie e l’eutrofizzazione delle acque che causa la fioritura di alghe rosse.
Anche il lago di Nemi, nel 2020, ha ospitato meno uccelli acquatici, con un contingente di anatre tuffatrici (Moriglione e Moretta) dimezzato rispetto all’anno scorso (10 esemplari totali contro i 20 del 2019), così come per le Folaghe. Presenti, oltre alle anatre, anche altre specie ma tutte con meno di 10 individui: lo Svasso maggiore, lo Svasso piccolo e il Tuffetto.
L’Ente Parco, infine, ricorda che è vietato il disturbo diretto e indiretto alla fauna selvatica (distruzione dei nidi, schiamazzi in prossimità degli animali, allontanamento dai siti di rifugio e di riposo, foraggiamento con cibo) così come il taglio della vegetazione ripariale (cannucce, alberi) e l’appropriazione o la trasformazione dei terreni demaniali situati lungo le coste dei laghi.