Un pipistrello può cibarsi di 1500/3000 zanzare a notte, vola con le ‘mani’ e ci vede benissimo
Ottime notizie circa la presenza dei Chirotteri nel Parco regionale dei Castelli Romani. Un anno di studio i cui esiti sono confortanti e chiamano il Parco a proseguire nelle azioni di studio e ricerca sulla fauna (e flora) protetta.
Oggi sono stati consegnati all’Ente i risultati dello studio su specie e habitat di interesse comunitario nel Parco Regionale dei Castelli Romani, condotto dal naturalista Vincenzo Ferri (collaboratore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Dipart. Biologia e Centro Studi Naturalistici Arcadia) congiuntamente al Gruppo di Lavoro dell’Ente Parco dei Castelli Romani, in coordinamento con la Direzione Regionale Capitale Naturale.
“La Chirotterofauna del Parco Regionale dei Castelli Romani: Ricerche 2018” è il prodotto di questo studio, nato da un obbligo (il monitoraggio dello stato di conservazione delle specie e degli Habitat di interesse comunitario costituisce uno degli obblighi più importanti e impegnativi che derivano dalla Direttiva 92/43/CEE “Direttiva Habitat”) ma indiscutibilmente prezioso e perfettamente coerente con quella che è la “mission” di un Ente Parco: la conoscenza la tutela e la conservazione della biodiversità.
“Nel Parco dei Castelli Romani – spiega Vincenzo Ferri – abbiamo rilevato la presenza di 21 specie sulle 26 considerate potenziali nella regione Lazio: oltre l’80%, una percentuale rilevante. Per tale ragione, dal punto di vista qualitativo, la Chirotterofauna del Parco è indubbiamente rappresentativa dell’intero panorama laziale.”
Ma come avviene la rilevazione?
“Attraverso i bat detector (o “rilevatori di pipistrelli”, strumenti che ne registrano gli ultrasuoni e li trasformano in suoni udibili – rendendo identificabile la specie – dall’orecchio umano) – prosegue Ferri – l’osservazione diretta (nei luoghi dove è nota la presenza di chirotteri) ma preziosissima è anche la segnalazione della Cittadinanza: proprio grazie alla segnalazione fotografica di un’associazione “Pandora casa Natura” operante nell’area della Doganella, infatti, abbiamo potuto accertare la presenza di Myotis emarginatus”.
E’ molto importante, quindi, fotografare, quando è possibile, gli esemplari, ed è anche consigliabile farlo per eventuali carcasse di pipistrelli: queste documentazioni fotografiche sono fondamentali per capire se e quali altre specie di chirotteri ci sono sul nostro territorio, e dove sono.
“Gli studi sulla chirotterofauna nel Parco – commenta Stefano Cresta, dirigente dell’Area Ambientale – andranno avanti: avere una banca dati che ci restituisca una fotografia dell’esistente ci permette di individuare le misure migliori per la conservazione, fra l’altro necessarie per tutti i siti Natura 2000 che sono in gestione al Parco”.
Nelle prossime settimane l’Ente organizzerà un evento dedicato ai Chirotteri, per far conoscere il misterioso mondo dei pipistrelli, per sfatare qualche mito di troppo e raccontare il ruolo fondamentale (e insospettabile) che questi mammiferi hanno nella nostra vita quotidiana: “un Parco – commenta Gianluigi Peduto, presidente dell’Ente – deve svolgere azione di ricerca scientifica, studio e monitoraggio della flora e della fauna, ancor più se parliamo di specie protette. E questo per individuare le azioni finalizzare alla conservazione. Parlo di azioni positive, in cui tutti noi siamo chiamati ad avere un ruolo attivo e a volte può bastare poco, ad esempio una corretta informazione su una specie, per favorirne la conservazione. I chirotteri, ad esempio, sono formidabili predatori di zanzare, di cui si nutrono. Ovviamente la conservazione non si esaurisce solo in questa modalità, ma avremo modo di parlarne, anche rispondendo a curiosità e domande”.