Durante le ispezioni in uno dei boschi del Parco dei Castelli Romani, dove sono state posizionate le cassette nido in legno per il monitoraggio del moscardino, i tecnici dell’ufficio tutela ambientale hanno trovato in una delle cassette un nido di cinciarelle.
Le cinciarelle a differenza di altri esemplari che si accontentano di rami di alberi e cespugli per preparare il nido, sono solite nidificare all’interno di cavità naturali, in mancanza di queste non disdegnano le cassette in legno che costituiscono un riparo comodo e sicuro soprattutto dai rapaci che temono in modo particolare.
Il bosco rappresenta uno dei loro habitat preferiti ed è una specie piuttosto comune nel nostro territorio che attira lo sguardo per la bellezza dei colori del piumaggio, la sonorità del canto e per le acrobazie che compie tra i rami degli alberi. Il nido viene preparato utilizzando muschio, lana, peli e piume, le uova che depongono tra aprile e maggio variano da sette a dieci con guscio bianco screziato di puntini neri, vengono covate dalla femmina per circa quindici giorni. Dopo la schiusa i pulcini sono allevati da entrambi i genitori, che si prodigano nella ricerca di cibo per l’insaziabile nidiata. Sono ghiotti di insetti, afidi, larve, ragni e piccoli invertebrati, ma non disdegnano semi bacche e frutta, che nel bosco riescono a procurarsi con facilità. I giovani lasciano il nido dopo circa una ventina di giorni, ma per altre due settimane continuano ad essere seguiti dalla famiglia. Il tasso di mortalità per le cinciarelle nei primi sei mesi di vita è piuttosto elevato, ma la specie riesce a resistere perché in grado di nidificare due volte l’anno, eccezionalmente anche tre.
La cinciarella tende ad essere abitudinaria, quindi lo stesso nido è riutilizzato anno dopo anno e costantemente protetto durante la cova, ciò può esercitare un’azione antagonista per quanto riguarda l’incremento in quello stesso habitat di altre specie appartenenti alla fauna selvatica del territorio.
