Conservazione della biodiversità e fruizione sostenibile in un ambiente naturale possono convivere
Ogni due anni la Federazione Europarc organizza un meeting europeo a cui sono invitate tutte le aree protette che hanno ottenuto il riconoscimento della CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile). Si tratta in genere di tre giornate piene di lavoro, in un territorio significativo, durante le quali si dibatte di temi comuni, ci si confronta, si scambiano esperienze e buone pratiche, si rafforza il senso di appartenenza a una rete e di circolazione di idee e progettualità.
Il meeting di quest’anno si è tenuto a Westport (Irlanda) dal 29 al 31 ottobre, ha avuto come tema generale la gestione dei flussi turistici nei parchi e, per la prima volta, hanno partecipato i due tecnici del turismo sostenibile della Riserva Naturale Monte Rufeno, unica area protetta della rete CETS nella nostra regione: Filippo Belisario e Sabrina Di Francesco.
I numeri dell’evento, circa 150 partecipanti provenienti da 22 paesi, fanno capire come i giorni di meeting possano essere stati l’occasione per conoscere colleghi o rappresentanti di diverse zone europee, anche molto lontane, dalla Lituania al Portogallo, dalla Svezia all’Albania, a volte riuniti tutti insieme in sessioni plenarie, a volte suddivisi in gruppi tematici durante specifici workshop sul campo.
Su esplicita richiesta di Europarc ai tecnici CETS di Monte Rufeno, una parte della sessione plenaria del primo giorno è stata dedicata all’esperienza della gestione mirata delle attività di visita nel Monumento Naturale Bosco del Sasseto, di proprietà del Comune di Acquapendente. Un caso quasi da manuale di bene pubblico ad altissimo valore naturalistico e conservazionistico che si è aperto alle visite attraverso l’adozione di un rigoroso sistema di accessi, ma anche di opzioni per il visitatore. Una pratica virtuosa di conciliazione fra l’obiettivo primario della conservazione e, in subordine ma non meno importante, la necessità strategica di generare microeconomie di qualità a beneficio della comunità locale e del territorio nel suo insieme.
Il racconto della fruizione “in punta di piedi” del Bosco del Sasseto e dei fantasiosi eventi tematici dei quali, di tanto in tanto, diventa palcoscenico ha destato grande curiosità nella platea. A dimostrazione di come non siano sempre necessari progetti interstellari per fare cultura e divulgazione… o di come, a volte, anche un piccolo territorio periferico lontano dai grandi flussi possa accendere una scintilla nella grande “casa comune” del nostro continente.
FB