Per un'agricoltura sostenibile, tradizionale e che valorizza i prodotti tipici del territorio
Il Marchio “Natura in Campo - i prodotti dei parchi”, un marchio di certificazione dei prodotti che provengono dai territori del Sistema delle Aree protette regionali e della Rete Natura 2000, il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
La Direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo anche "conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali". Soggetti privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone una gestione sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico.
Riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura. Alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva.
E questo facciamo con il nuovo disciplinare per la concessione del Marchio rinnovato all’inizio del 2021, realizzato dalla Regione Lazio per dare un riconoscimento a quei produttori che, avendo la fortuna di trovarsi nei magnifici territori protetti, hanno deciso di praticare un’agricoltura sostenibile, tradizionale e che valorizza i prodotti tipici del territorio, il cui logo li rende riconoscibili per tutti i consumatori.
Un processo virtuoso per le aziende e che promuove il miglioramento delle proprie “prestazioni ambientali”, ne citiamo alcune:
• tecniche agronomiche sostenibili (per le aziende ad agricoltura convenzionale);
• concimazioni del terreno: l’azienda utilizza almeno per il 50% sostanze organiche (letame, compost, ecc) e pratiche di sovescio;
• utilizzo di diserbanti: l’azienda non utilizza diserbanti di sintesi per eliminare e controllare le malerbe infestanti;
• controllo patologie (lotta guidata): l’azienda interviene, con criteri di lotta guidata;
• sostenibilità della produzione;
• risparmio idrico: recupero delle acque piovane;
• gestione dei rifiuti: l’azienda realizza e utilizza compost prodotto dai propri scarti di lavorazione e produzione di sottoprodotti;
• impiego nella produzione di macchinari agricoli alimentati a combustibili ecologici;
• sostenibilità della trasformazione (per le aziende di trasformazione);
• almeno il 20% dell’energia elettrica utilizzata, autoprodotta; • meno, proveniente da fonti di energia rinnovabile;
• risparmio idrico: installazione di dispositivi idonei a ridurre il flusso di acqua;
• impiego di imballaggi e contenitori riciclabili (vetro, carta, ecc.);
• adesione al progetto regionale Ossigeno;
• attività di agricoltura sociale.