Alla ricerca del camoscio appenninico
Il nostro viaggio lungo la Rete Natura 2000 prosegue ed oggi siamo nella ZSC Cime del Massiccio della Meta che ricade all’interno di una delle aree protette in cui si è fatta la storia della conservazione della natura in Italia! Un’area protetta che abbraccia insieme al Lazio altre due regioni, l’Abruzzo ed il Molise: il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Insieme con il capoguardia del Parco Nazionale Lazio, Abruzzo e Molise Gabriele Mastropietro, che da anni collabora con la Regione Lazio per il monitoraggio di specie ed habitat della Rete Natura 2000 all’interno del parco, ci troviamo sul sentiero che porta sul massiccio della Meta nel cuore pulsante del Parco Nazionale, per potervi far incontrare e conoscere uno dei simboli della rete Natura 2000: il camoscio appenninico, una sottospecie endemica (vive solo in Italia!) che ha rischiato nel secolo scorso di scomparire ed estinguersi.
Ne erano rimaste poche decine di esemplari, confinati in un’area definita “camosciara”. Proprio la volontà di salvaguardare e proteggere gli ultimi esemplari di questo splendido animale è stato il motivo trainante per l’istituzione del Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise nel 1922. Il camoscio appenninico vive in alta quota in aree aperte, ma in inverno frequenta molto spesso un habitat particolare: la faggeta. Nonostante le efficaci misure di tutela, sussistono delle minacce alla conservazione di questa specie. Tra queste, i cambiamenti climatici, la poca variabilità genetica delle popolazioni e la competizione alimentare con i cervi, lo spingono sempre più in alta quota e questo rischia di farlo scomparire nuovamente, perché potrebbe non riuscire ad adattarsi velocemente a queste nuove sfide. La principale misura di conservazione del camoscio appenninico, portata avanti già da diversi anni, è la reintroduzione della specie nei principali complessi montuosi dell’Appennino.