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17 Febbraio 2015

Le Aquile del Lago di Vico

Con l'ultimo obiettivo raggiunto, continua l'impegno del Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) della RN Lago di Vico e di tutto il personale dell'area protetta per la conservazione delle Aquile del Bonelli: due esemplari femmine di questa specie sono state trasferite nei giorni scorsi in Spagna per essere accolte nel centro di recupero GREFA di Madrid, uno dei più importanti e specializzati a livello europeo nell'allevamento e riproduzione in cattività di specie di rapaci in via di estinzione.

Specie come vanno appunto considerate le Aquile del Bonelli, che nel nostro paese sopravvivono con poco più di trenta coppie i cui nidi sono concentrati tutti in Sicilia. Al deterioramento degli habitat naturali si aggiunge qui l'attività depredatoria di organizzazioni di bracconieri e altri criminali, che con guadagni di molte migliaia di euro immettono nel traffico illegale di rapaci i giovani pulcini asportati dai nidi e che la preziosa opera dei volontari non è purtroppo sufficiente a fermare .

Fortunatamente alcune importanti operazioni di contrasto del fenomeno, intraprese su tutto il territorio nazionale dal Corpo Forestale dello Stato, hanno portato negli anni passati al sequestro di alcune aquile che a più riprese e in periodi diversi sono state assegnate in custodia giudiziaria al CRAS della RN Lago di Vico, individuato dagli organi competenti come il più idoneo per le cure e il riadattamento al volo e alla vita in ambiente naturale di questi stupendi rapaci.

Tra le prime aquile ad arrivare al Lago di Vico, nel 2011, ci fu "Turi", un giovane esemplare maschio rilasciato in seguito nell'entroterra siciliano, dopo un lungo lavoro di addestramento per riacquistare l'autonomia predatoria svolto al Lago di Vico da parte del responsabile del Centro, Dott. Gianni Marangoni. "Leo" venne invece trattenuto presso il Centro della Riserva Naturale solo per un breve periodo. Avendo capito che era stato asportato dal nido da pochissimo tempo, gli esperti decisero che la migliore strategia per riadattare l'esemplare ancora piccolo a conquistare la vita selvatica, era quella di farlo "adottare" nuovamente dai propri genitori. Così il giovane aquilotto fu presto ricollocato in prossimità del nido e successive osservazioni hanno poi confermato che "Leo" era stato di nuovo accettato dagli adulti, che naturalmente gli avevano insegnato le tecniche di predazione e di difesa dalle avversità.

Con "Rosalia" il lavoro è stato più complesso: un'importante infezione ad una zampa ha richiesto il costante intervento della Veterinaria del Centro, dott.ssa Martina Colopardi, che si è protratto per mesi; nonostante tutte le cure, il rapace non è stato più in grado di sostenere autonomamente la vita selvatica nell'ambiente naturale. Pertanto l'equipe che segue questo importante progetto di conservazione ha deciso di trasferire "Rosalia", insieme ad un'altra femmina in analoghe condizioni, presso il Centro spagnolo. Lì saranno utilizzate per la riproduzione in cattività; dopodiché alcune delle giovani aquile che eventualmente dovessero nascere saranno condotte nel nostro paese per un ulteriore fase del progetto, con il rilascio in libertà nella campagna siciliana e il ripopolamento della specie.

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