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La Rete di monitoraggio dell'Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus)

Orso bruno marsicano - Foto di Benedetto Ciacciarelli
La Rete di monitoraggio dell'Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus)

L'Orso bruno Ursus arctos è uno dei mammiferi maggiormente tutelati dalle norme sia a livello nazionale che europeo; considerato "particolarmente protetto" dalla Legge n.157/92, fin dal 1979 compare nell'elenco (allegato II) delle specie rigorosamente protette dalla Convenzione di Berna e la Direttiva "Habitat" (Dir.92/43/CEE , recepita in Italia dal D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii.) lo include fra le specie di intesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.

La piccola popolazione dell'Appennino, identificata dal medico molisano Altobello nel 1921, è rimasta isolata per un lungo periodo dagli orsi delle Alpi e del resto d'Europa e pertanto si è differenziata, sia per morfologia che per genetica, dando origine ad una entità endemica: l'Orso bruno marsicanoUrsus arctos marsicanus
Se la popolazione di orso marsicano si estinguesse, perderemmo per sempre la sua storia evolutiva, la sua unicità genetica, le sue caratteristiche biologiche, ecologiche ed etologiche. Perderemmo un pezzo di biodiversità.

La consistenza numerica si è andata progressivamente riducendo negli ultimi due secoli fino ad arrivare ai circa 50 individui di oggi, diffusi fra il Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise (area di presenza stabile) e l'areale periferico, che si estende fino ai monti Sibillini a nord al Matese a sud; nel Lazio l'areale periferico o area di presenza occasionale delle specie, è costituito dal comprensorio "Montagne della Duchessa - Cicolano" fino al Massiccio del Terminillo e dalla Catena dei Monti Simbruini-Ernici. Una popolazione così esigua rende l'Orso bruno marsicano una delle specie e maggior rischio di estinzione in Europa (classificata come Endangered nelle categorie di minaccia elaborate dall'International Union for Conservation of Nature).

L’orso marsicano vive di ciò che la natura offre: da animale molto opportunista qual è, durante l’anno mangia ciò che è più disponibile in natura e al contempo più nutriente: in primavera piante erbacee e una modesta quantità di animali selvatici; all’inizio dell’estate ancora piante erbacee associate a insetti; in piena estate frutti carnosi come ciliegie selvatiche, frutti di rosa canina e soprattutto bacche di ramno (un arbusto montano); all’inizio dell’autunno mele e pere selvatiche vanno di pari passo con ghiande e faggiole (i frutti del faggio), che diventano poi l’alimento più importante in autunno e all’inizio dell’inverno.

L’orso deve accumulare proteine e grassi in gran quantità per superare la scarsità di cibo e le basse temperature dei mesi freddi; in inverno, però, il marsicano non va in un vero e proprio letargo, come fa ad esempio l’orso polare: sta in tana e il suo organismo rallenta tutte le funzioni vitali, ma in occasione di temperature miti si “sveglia” ed esce per andare in cerca di cibo; non è raro, infatti, nelle giornate meno fredde di gennaio o febbraio imbattersi in piste di orso su fango o su neve, una bellissima emozione! La dieta dell’orso è quindi sana, equilibrata e variegata, per usare uno slogan al passo con i tempi, costituita per lo più da vegetali. E il mito dell’orso che uccide e divora tutti gli animali possibili e immaginabili? È, appunto, un mito: l’orso caccia quando gli conviene, ossia quando lo sforzo per ottenere il cibo è minimo. Se poi trova la carcassa di un animale selvatico o domestico non la disdegna affatto, così come non disdegna i nostri scarti alimentari. Ma attenzione: i nostri scarti non sono naturali, quindi impariamo a non abbandonare resti di cibo in montagna e a preservare la naturalità degli ecosistemi, in particolare quelli dell’orso.


In ottemperanza a quanto previsto dalla Direttiva Habitat, la Regione Lazio ha istituito una Rete regionale per il monitoraggio dell'Orso bruno marsicano, costituita dal personale tecnico e guardiaparco delle aree protette, dal Corpo Forestale dello Stato e da volontari di Associazioni escursionistiche e di settore, che operano sulla base del documento tecnico dal titolo "Criteri per la pianificazione del monitoraggio della presenza dell'orso bruno marsicano in zone periferiche dell'areale di distribuzione nella Regione Lazio". 

L'attuazione di questo protocollo di monitoraggio ha permesso di accertare il reale utilizzo da parte della specie di tutta la porzione laziale dell'areale periferico, anche se in maniera differenziata a seconda delle zone; tale frequentazione è resa possibile dal verificarsi di spostamenti dei singoli individui di molte decine di chilometri e dall'esistenza di aree di connessione tra diverse zone ad elevata idoneità ambientale.

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