Il grande porto degli Etruschi
Dalla rivista “ARCHEO”
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PROTEZIONE A 360 GRADI
Il territorio laziale compreso tra la Riserva Naturale Regionale Macchiatonda, il Castello di Santa Severa, Pyrgi e l’omonimo Monumento Naturale è l’unico segmento di paesaggio conservato nel quale apprezzare senza soluzione di continuità tutto lo sviluppo dalla fascia litoranea ai rilievi. All’interno del Monumento Naturale, istituito nel 2017 ed esteso per poco più di sessanta ettari, è interamente ricompreso il sito archeologico.
Il complesso MN Pyrgi-RN Macchiatonda è caratterizzato da un puzzle ecosistemico che vede alternarsi zone umide fondamentali aventi funzione di stepping stone per gli uccelli. Lungo la costa tirrenica, l’attuale rarefazione e frammentazione di simili habitat rende tali aree insostituibili per la sosta e l’alimentazione di questa componente faunistica, per cui la loro tutela appare irrinunciabile. Anche gli ambienti rurali che prevalgono soprattutto nel MN Pyrgi rivestono un’importante funzione attrattiva per molte specie, soprattutto laddove sono presenti elementi propri di un paesaggio agricolo conservato con la persistenza di un disegno rurale con fontanili, siepi, alberature, prati, pascoli. Il Monumento Naturale di Pyrgi rappresenta emblematicamente il paesaggio del Bel Paese, in cui è impossibile definire a priori un limite tra naturalità estesa e dinamiche antropiche antiche. Il valore aggiunto sta nel coniugare forme di gestione coordinata tra i vari soggetti preposti alla conoscenza, tutela, conservazione dei beni naturalistici e culturali. Proprio nella ricerca di scelte condivise che rendano pienamente leggibile il sito e, nello stesso tempo, concorrano nella sua conservazione nell’ambito di un progetto di riqualificazione ambientale, si sta definendo, tra gli altri, un intervento «innovativo» nel suo genere. Le strutture archeologiche del sito di Pyrgi soffrono dell’innalzamento della falda invernale o legato alle forti piogge concentrate, nonché dell’alternanza di prolungati periodi siccitosi. Per contro, il ristagno nello stesso sedime degli scavi determina l’esistenza di importanti ecosistemi umidi, attrattivi per una ricca biodiversità. Ci si è chiesti come coniugare esigenze solo dall’apparenza contrastanti; con la Soprintendenza, e in accordo con la «Sapienza», a cui compete la direzione scientifica, la Direzione Regionale Ambiente ha proposto di drenare le acque in eccesso dal complesso archeologico dell’area di Pyrgi, così da concorrere alla conservazione delle evidenze, verso un’area morfologicamente depressa posta a monte del sito stesso, in connessione con la rete dei canali di bonifica del sistema rurale. In questo modo si ottiene il duplice scopo di preservazione delle litologie e delle strutture murarie e la neoformazione di una più vasta zona umida a compensazione di quella che necessariamente, per esigenze di preservazione, verrà drenata dal sito archeologico.
(Diego Mantero, Direzione Regionale Ambiente - Dirigente Area Geodiversità e Monumenti naturali)