Nome comune. Pettirosso
Nome scentifico: Erithacus rubecula
Classe: Uccelli (Aves)
Ordine: Passeriforme (Passeriformes)
Famiglia: Muscicapidi (Muscicapidae)
Il pettirosso è un piccolo uccello canoro europeo molto comune, presente in Italia d'inverno nelle zone di bassa quota e svernante regolare ad alte quote, migratore a breve raggio, territoriale anche durante lo svernamento.
Gli adulti hanno il petto e la fronte colorati di arancio, mentre il resto del piumaggio è di colore bruno oliva e il ventre bianco sporco. Ai giovani manca la colorazione arancione e sono fortemente macchiettati. È insettivoro e si alimenta generalmente a terra, anche se non rifiuta insetti in volo; in inverno non rifiutano grasso e semi, anche se non è la loro alimentazione base. Nonostante l'aspetto apparentemente mansueto e diversamente da quanto si possa credere per un uccello di così piccole dimensioni, il pettirosso è estremamente aggressivo e territoriale nei confronti dei suoi consimili e di altre specie di piccoli uccelli: se due esemplari dello stesso sesso dovessero venir confinati in uno spazio delimitato, questi si azzufferebbero tra loro fino alla morte di uno dei due o addirittura di entrambi. La stessa spavalderia si dimostra anche nel ben noto comportamento vivace e confidente nei confronti dell'essere umano, al punto che non ha timore di avvicinarsi ad agricoltori o giardinieri che, lavorando la terra, hanno fatto venire alla luce vermi e altri insetti.
La specie è diffusa in Eurasia e Nordafrica, estendendosi a ovest sino alle isole Azzorre e a est sino alla Siberia Occidentale.
I boschi di conifere sono il suo habitat naturale, ma è spesso presente anche in giardini, siepi, boschetti, boschi con sottobosco. Nidifica nei buchi o nelle spaccature di alberi, ai piedi delle siepi, nell'edera o anche in vecchi oggetti lasciati dall'uomo. Il nido ha la forma di una tazza perfettamente tonda.
Cosa mangia: Il pettirosso si nutre in aperta campagna nel sottobosco. Il suo regime alimentare è composto soprattutto da invertebrati che vivono nel suolo, fra cui insetti come coleotteri e rispettive larve, gasteropodi e vermi, ma anche ragni. Durante l'autunno e fino alla primavera consuma anche molte bacche e frutti piccoli. La sua tecnica per procacciare il cibo è ben adattata sia alla vegetazione densa sia agli spazi aperti di ambienti naturali o antropizzati, e si basa sull'attenta osservazione e lo sfruttamento delle condizioni locali. Solitamente il pettirosso osserva l'ambiente vicino accovacciato su un ramo basso per individuare le prede e tendere un rapido agguato, ma può anche cercare cibo sul terreno saltellando qua e là, oppure ancora approfittare degli altri animali (cinghiali, cervi, fagiani e anche l'uomo) che correndo o scavando disturbano gli animali nel sottosuolo; ad esempio, è notorio l'interesse dei pettirossi verso persone che zappano la terra. Si sono anche osservati pettirossi che seguivano una talpa, intenta a scavare la galleria, per catturare i vermi.
Riproduzione: L'accoppiamento dei pettirossi avviene da dicembre in poi, ma può verificarsi anche più precocemente se gli animali sono ben nutriti. In genere la femmina raggiunge il maschio nel suo territorio e lì nidifica. I neonati prendono il volo 13-14 giorni dopo la schiusa delle uova. Quando la femmina depone la seconda covata, il maschio prende in carico il nutrimento della prima.
Piccoli: Le uova sono color tea con puntini rosso-marrone e vengono tenute in incubazione dalla femmina per circa due settimane.
Curiosità: Il pettirosso, antico simbolo dell'anno nuovo, è colui che facilita il passaggio dall'inverno alla rinascita. Ecco anche perché una credenza di origine romagnola associa la migrazione dei pettirossi all'arrivo della neve. Secondo una leggenda, il pettirosso si sarebbe insanguinato il petto tentando di rimuovere con il becco la corona di spine che circondava la testa di Gesù Cristo sulla croce. Per questo motivo il petto sarebbe rimasto macchiato di rosso. Il suo canto melodioso venne imitato da Fryderyk Chopin nel tema principale della Grande Polonaise brillante op. 22, e da ciò è invalsa l'abitudine di chiamare il pettirosso lo "Chopin dell'aria", mentre più giusto sarebbe stato forse chiamare il musicista "Pettirosso di Varsavia". Il cantautore Fabrizio De André nella sua canzone La domenica delle salme coniò l'espressione «un pettirosso da combattimento» che è poi diventata il titolo di un album di Loredana Bertè del 1997.
Nel Parco: Molto diffuso