Nome comune: Lupo appenninico
Nome scentifico: Canis lupus italicus
Il lupo appenninico o italico (Canis lupus italicus) è la sottospecie di lupo presente nella penisola italiana, descritta per la prima volta dallo zoologo Altobello nel 1921 e poi confermata geneticamente solo da studi recenti. Questa sottospecie è caratterizzata da manto grigio-rossiccio, più chiaro e corto nella stagione estiva, mascherina bianca golare, orecchie piuttosto corte e appuntite, rossicce sulla parte posteriore, coda non troppo lunga con punta nera, unghie nere e due bande scure longitudinali sulle zampe anteriori. Il lupo è un carnivoro opportunista appartenente alla famiglia dei canidi. Prede naturali del lupo sono il cinghiale, il capriolo ed il cervo ma il predatore selvatico può predare anche il bestiame domestico se risulta più accessibile, cioè quando non è protetto da idonei dispositivi di prevenzione del danno, come cani da guardianìa o recinzioni, perché è meno dispendioso dal punto di vista energetico. Anche le carcasse o rifiuti alimentari di origine antropica possono entrare nella dieta del lupo.
Il lupo vive in branco che non è altro se non la sua famiglia, costituita dalla coppia di genitori e dalla loro cucciolata dell'anno, in genere composta da 4-6 cuccioli. Al branco possono rimanere associati per qualche tempo anche i cuccioloni nati nell'anno precedente, finchè a circa 1 anno e mezzo - due di età i giovani lupi non abbandonano la famiglia di origine in cerca di un nuovo territorio in cui stabilirsi e di un partner per formare la propria nuova famiglia. Questa fase, detta di dispersione o "dispersal", può durare diversi mesi e diventare un viaggio di centinaia di chilometri, fino a che il giovane lupo non trovi le condizioni ideali per fermarsi. Alcuni lupi dotati di collare con geolocalizzatore hanno percorso anche 1000 km durante il viaggio di dispersal. Questo meccanismo spiega come mai i lupi sono ritornati in aree da dove erano scomparsi da tempo. Il lupo non è ma stato reintrodotto dall'uomo in Italia. Negli anni 70 infatti la popolazione di lupi italiana era ridotta a circa 100 esemplari presenti in piccoli gruppi lungo la dorsale appenninica. Il divieto di utilizzo di bocconi avvelenati, la protezione legale della specie, il rilascio di ungulati selvatici (soprattutto cinghiali per motivi venatori), l'abbandono delle aree rurali da parte dell'uomo e la loro successiva naturalizzazione, sono tutti fattori che hanno determinato il ritorno del lupo e la sua ricolonizzazione di gran parte della penisola italiana. In Italia il territorio di un branco di lupi può arrivare a 100-120 kmq e dipende dalle risorse alimentari presenti. Nel Parco dei Monti Simbruini vivono 4-5 branchi di lupi, il cui territorio può comprendere anche aree esterne ai confini dell'area protetta. Il lupo benché specie protetta a livello nazionale, comunitario ed internazionale è ancora oggetto di intenso bracconaggio, praticato con armi da fuoco, lacci e veleno. Altra causa di mortalità rilevante è l'investimento stradale che riguarda soprattutto la categoria giovanile della popolazione. La presenza di cani vaganti sia padronali che randagi è un'altra minaccia alla specie selvatica in quanto l'accoppiamento fra cane e lupo (in genere lupo femmina x cane maschio) da origine ad ibridi. Attualmente gli studi sull'ibridazione sono ancora agli inizi e ci dicono che seppure dal punto di vista comportamentale gli ibridi si comportano esattamente come lupi, i ripetuti accoppiamenti di cani con i lupi potrebbero portare a lungo andare all'estinzione genetica della popolazione selvatica con la sostituzione del patrimonio genetico del lupo con quello del cane. Nel Parco dei Monti Simbruini passa la Via dei Lupi, un cammino naturalistico dedicato al Lupo che attraversa cinque aree protette e si compie in 14 tappe. Per conoscere meglio il lupo si può consultare il sito www.viadeilupi.eu dedicato al cammino e ricco di informazioni sulla specie.