Incontriamo le specie tipiche dell'Appennino Centrale
Camminando sui sentieri montani si ascolta il verso di allarme del capriolo, un abbaio simile a quello del cane, che avverte tutti i caprioli vicini dell’approssimarsi di un possibile pericolo.
Nel folto della faggeta anche il cervo ascolta i rumori del bosco, pronto a saltare nel folto e a nascondersi alla vista.
Già ai primi di marzo inizia a sentirsi il richiamo del picchio dalmatino di Lilford, una sottospecie unica italiana, presente solo in alcuni boschi del Lazio e dell’Abruzzo: sta iniziando la stagione degli amori dei picchi e i maschi si rincorrono fra le fronde più alte per stabilire i territori ed i nidi. Nel video in basso, realizzato dal Guardiaparco Giulio Lariccia, possiamo ammirare un nido in cui entrambi i genitori nutrono il piccolo. Il primo è il maschio, facilmente distinguibile per la colorazione rossa della testa, poi sopraggiunge la femmina.
Anche le aquile preparano il nido mente i grifoni, in ampi giri, sorvolano le montagne laziali e oltre. Voleranno per decine di chilometri a centinaia di metri da terra sfruttando le correnti calde ascensionali.
Sulla neve fresca le impronte dei lupi disegnano lunghe file di orme che percorrono sentieri invisibili: nella mente dei lupi il territorio è una mappa perfetta con strade, incroci e punti di riferimento che conoscono a memoria.
Ma l’emozione più grande è incontrare le grandi impronte dell’orso sulla neve, l’orso marsicano, che appare sempre più frequentemente nel Parco dei Monti Simbruini.
Fotografie di: Ilaria Guj, Alberto Dominici, Giulio Lariccia.