Tappa finalmente breve, più che meritata per chi arriva dalla precedente!
L’unica incognita al momento è la disponibilità di posti letto a Civita d’Antino, che trasformerebbero anche questa corta lunghezza in una decisamente più impegnativa, se risultasse necessario arrivare fino a Villavallelonga.
Se però si riesce a pernottare al fine tappa stabilito, prima di affrontare il dislivello che da Morino porta a risalire il versante orografico sinistro della Val Roveto, vi suggeriamo di abbandonare il fondovalle e visitare gli antichi ruderi di Morino Vecchio (foto), distrutta dal drammatico Terremoto della Marsica del 1915 raccontato anche da Ignazio Silone, perchè ben tenuti e con percorsi idonei.
Il percorso
Avviando la Tappa dalla sede della Riserva di Zompo lo Schioppo, all’angolo tra Via delle Ferrier e la Piazza S. Antonio, dov’è ospitato anche un piccolo e grazioso museo dedicato al territorio protetto, si va in discesa lungo la via principale che dopo la piazza prende il nome di Via Vittoria e dopo circa un centinaio di metri si prende a sinistra ed in leggera salita Via dello Schioppo. Seguendola per il suo intero sviluppo ci guiderà fino alle propaggini della collina su cui sorgono i ruderi dell’antica Morino con la sua torre ancora ben tenuta. Una serie di percorsi curati e con pannelli illustrativi permettono di attraversare il borgo vecchio scoprendo le cause della sua scomparsa: il famoso e devastante Terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915, descritto e narrato anche dalla penna di Ignazio Silone che di quei posti era natio, essendo originario di Pescina. Vale la pena, mentre si traversano i resti, affacciarsi dal belvedere a fianco alla torre. Il panorama è notevole: dalla valle sottostante su cui si allunga la frazione de La Grancia, all’imponente anfiteatro di montagne che raggiungono e superano i 2000 m e da cui si è ridiscesi con la tappa precedente, ammirandone in particolare il salto orografico che dà origine alla stagionale Cascata di Zompo lo Schioppo; l’insieme crea un’armonia da ricordo da incastonare e conservare. Raggiunta la parte opposta dell’abitato diruto, oltre il prato con gradoni per spettacoli ed una fontanella, si riprende a scendere sulla comoda e sinuosa strada sterrata di Via Cerrito. Dopo il terzo tornante e quando la via ne incontra un’altra, si lasciano entrambe per prendere un sentiero che scende più deciso, costeggia una casa semi-diroccata e poi sbuca in basso sulla via principale di fondovalle, in prossimità di Morino, dove qui prende il nome di Viale R. Donatelli. La si segue a sinistra seguendo sempre la provinciale senza deviare a destra per il paese, e dopo una breve discesa e due curve si raggiunge il ponte con il quale si traversa il Fiume Liri. Prima di un sottopasso ferroviario si svolta sinistra per Via G. Rossini, poi ancora a sinistra per Via Grosini che fiancheggia per lungo tratto il F. Liri e aggira da dietro la stazione ferroviaria, e confluendo infine sui bordi della Statale 82 più a nord della stessa. Si cammina paralleli alla strada ad alto scorrimento in direzione N per poi traversarla alla curva, facendo molta attenzione e riprendendo a salire per Via Colleverde entrando man mano nel borgo di Pero dei Santi, frazione di Civita d’Antino. La si percorre fino ad una piazza e si risalgono delle scalette sul suo lato destro, per continuare in salita sulla strada di destra fino ad un bivio, ornato da un bell’albero, con uno stradello che sempre a destra e con una pendenza più ripida conduce al ponte che attraversa la superstrada 690 Avezzano-Sora. Oltre si va a sinistra per Via Picinello per pochi metri e si prende la strada che sale in diagonale a destra. Al successivo bivio, all’altezza di un’edicola religiosa si confluisce nella strada che con diversi tornanti, che spesso il sentiero taglia, permette di salire di quota su questo pendio. Così, tagliando subito il primo tornante e continuando diritti, il tracciato lambisce il terzo tornante e si reimmette su strada all’arrivo del quinto tornante. Alla fine dello stesso la si lascia definitivamente per intraprendere una pendenza sostenuta su una carrabile cementata che ci conduce, tralasciando la sterrata di sinistra che coincide anche con il percorso della Via della Pace, fino al cancello di una proprietà. Si oltrepassa camminando sempre su sterrato fino alla successiva passina e passando affianco ad un recinto con cani ed una casa. Da qui la mulattiera si fa sempre più stretta sino a diventare un sentiero, oltrepassa l’impluvio e risale sull’altro versante fino a spuntare sulla provinciale che giunge a Civita d’Antino. La si attraversa con pochi metri verso sinistra per continuare di nuovo a salire su una sterrata che in poche svolte si riaffaccia al limitare del borgo di fronte ad una serie di case e non lontano dal giardino con il bel lavatoio del Piazzale Zarthmann. Capostipite della scuola danese di pittori paesaggisti che al principio del ‘900 elesse questo magnifico luogo-belvedere come loro laboratorio all’aperto. Si suggerisce di raggiungere il centro storico risalendo la scalinata del Viale delle Rimembranze. L’affaccio sulla Val Roveto e l’universo frastagliato composto del susseguirsi di cime, versanti acclivi, paesi distesi ed arroccati, boschi estesi, cascate e sole che illumina il tutto frastorna per la sua imprevedibilità ed unicità inaspettata. E queste sono le emozioni che spesso queste valli secondarie e un po’ dimenticate dell’Appennino riservano ai viandanti che hanno anche accumulato delle fatiche nelle gambe e che sono più propensi a fermarsi per riposare e ricevere le bellezze della natura.