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Il Monumento Naturale "Tempio di Giove Anxur"

    Il Monumento Naturale “Tempio di Giove Anxur” a Terracina è indubbiamente uno dei siti di maggiore pregio e di più rilevante interesse del Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi. Il complesso monumentale d’epoca romana che a esso dà il nome, per la sua antichità, l’imponenza delle sue strutture e soprattutto la sua scenografica collocazione, ha sempre affascinato, lungo il corso dei secoli, gli abitanti del territorio e i viaggiatori, sino ad assurgere a simbolo della città di Terracina e della sua storia millenaria. 

    Monte S. Angelo, il rilievo su cui il santuario è stato edificato in età repubblicana tra la metà del II secolo e la metà del I secolo a.C., rappresenta l’estrema propaggine occidentale dei Monti Ausoni, i quali proprio qui toccano per la prima e unica volta il mare: l’altura ha quindi costituito sin dai primi tempi storici un formidabile sbarramento naturale alle comunicazioni umane sulla costa laziale. La posizione del sito, con i suoi 227 metri d’altezza, consente allo sguardo di spaziare su un lungo tratto di costa fino al promontorio del Circeo e di dominare dall’alto l’immensa distesa di mare che, al di là della sottostante Terracina, si allarga all’orizzonte fin oltre le Isole Pontine. 

    Proprio le caratteristiche del luogo ci aiutano a comprendere il valore simbolico-sacrale della sua scelta come spazio da destinare al culto. Fin dall’antichità, infatti, la montagna è stata considerata una sorta di trait d’union tra la realtà terrena e la realtà divina: la collocazione in alto del santuario, sulla sommità di uno sperone roccioso con una maestosa vista sul Tirreno, sembra corrispondere a un’aspirazione religiosa profonda, quella di ridurre e annullare la distanza tra terra, cielo e mare e di stabilire un contatto diretto con un’entità superiore.  

    Il complesso monumentale era disposto, sul modello di analoghi santuari ellenistici, su terrazze digradanti. La terrazza superiore ospitava un “campo trincerato” a uso prevalentemente militare. Nella terrazza mediana era ubicato il Tempio Maggiore, di età sillana, di cui avanzano resti del podio e della scalinata d’accesso; poco distante, sulla stessa area, un’edicola sormontava una sporgenza rocciosa delimitata da un muro quadrangolare, la c.d. “roccia oracolare”. Verso ovest sorgeva anche una struttura più antica: il Piccolo Tempio. Qui, nell’Alto Medioevo, si insediò la chiesa del convento benedettino di San Michele Arcangelo. Recenti lavori di restauro terminati nella primavera del 2024 hanno restituito preziosi affreschi dell’oratorio, in uno dei quali è effigiato San Silviano (e forse anche san Cesareo): è la più antica immagine del santo a noi nota. Nella terrazza inferiore, ove poggia il grande basamento sostruttivo, si viene svolgendo su tre lati, ben conservato, uno spettacolare criptoportico con volta a botte, realizzato in opus incertum, il quale, con la sua caratteristica alternanza di arcate separate dal pieno della struttura muraria, evoca l’impressione di un lungo corridoio con vista sul mare. Sul lato orientale del criptoportico si apre la cavità di una grotta, che doveva essere in qualche modo collegata con la roccia oracolare posta a livello superiore: già all’epoca dei Volsci, si è supposto, l’area sacra doveva essere sede di un importante culto di carattere divinatorio.   

    La tradizionale identificazione con Iuppiter Anxur (Giove bambino) della divinità a cui il Tempio Maggiore era dedicato è oggi posta in discussione da una parte degli studiosi, molti dei quali ritengono più probabile che il culto avesse per oggetto una divinità femminile, la Venere Obsequens. Quanto al Piccolo Tempio, che è del II sec. a.C., si è formulata l’ipotesi che in esso fosse venerata la dea Feronia.  

    Il complesso è visibile da molto lontano, sia dal mare a sud che dalla pianura pontina a ovest: doveva dunque costituire un utile punto di riferimento sia per i mercanti che si spostavano seguendo la via Appia sia per le navi che attraccavano al porto di Terracina in un’epoca in cui la città svolgeva un ruolo importante di anello di congiunzione tra l’entroterra laziale e il Mediterraneo. Al tempo stesso l’esistenza una cinta muraria di fortificazione dimostra l’importanza strategica che il luogo rivestiva ai fini di un controllo militare della pianura sottostante. 

    L’area è stata ed è tuttora oggetto di una molteplicità di scavi e di studi, il cui fine è non solo quello di ricostruire la configurazione delle strutture che vi vennero edificate, ma anche di indagare la funzione che il complesso ebbe in relazione alla vita religiosa ed economico-sociale della città di Terracina e del territorio limitrofo nel succedersi delle varie età storiche.  

    Chi segua il percorso suggerito da Parchilazio può, partendo dal centro storico di Terracina, giungere agevolmente al sito archeologico in circa un’ora e mezza. Ciò consentirà anche di conoscere e apprezzare le peculiarità geologiche e floro-faunistiche di un micro-ecosistema la cui ricca biodiversità assai opportunamente la Regione Lazio ha inteso preservare erigendolo a Monumento Naturale. 

    Facendo attenzione, il visitatore noterà, in particolare, come la roccia su cui poggia il complesso templare e di cui è fatto il rilievo montuoso sia un calcare particolarmente ricco di fossili marini.  

    Si tratta di fossili di rudiste, molluschi bivalvi vissuti nel mesozoico e scomparsi alla fine del cretaceo, cioè 65 milioni di anni fa. Erano dei costruttori di scogliere come i coralli e le loro colonie formavano barriere e soglie generando acque basse lagunari ed isolotti come atolli nei mari caldi di 100 milioni di anni fa.  

    Contemplare il tempio ci porta indietro nel nostro tempo, quello umano; contemplare le rudiste ci porta indietro in un tempo geologico che a stento riusciamo a comprendere. 

    Da questo punto di vista Monte S. Angelo, con il suo ergersi a picco a breve distanza dal mare, illustra in maniera assai chiara il processo di orogenesi dei Monti Ausoni.  

    La visita al sito può dunque non solo trasformarsi in una suggestiva immersione nella storia del passato, ma anche costituire una proficua e istruttiva occasione per scoprire i segreti e le bellezze del nostro territorio.   

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