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Il Gabbiano reale

    Il nome scientifico è Larus michahellis, appartiene all’Ordine: Charadriiformes della Famiglia: Laridae. Il Gabbiano reale è un ottimo volatore, specie sedentaria e nidificante, ormai da qualche decennio ha iniziato a frequentare anche i laghi di Nemi e di Albano soprattutto come rifugio notturno  per poi spostarsi alla ricerca di cibo, soprattutto verso la grandi discariche situate nel territorio provinciale.

    È un uccello di dimensioni medio grandi, può arrivare ad una lunghezza di circa 60 cm, con un’apertura alare che raggiunge 150 cm. La livrea è identica sia nel maschio che nella femmina, con corpo e testa bianchi, dorso e ali grigio chiare ed estremità delle ali nere con macchie bianche. Ha un sottile anello rosso intorno gli occhi, con becco e zampe gialle con piedi palmati. I giovani mostrano invece una livrea grigio-marrone, zampe grigie e la colorazione della testa variabile, dal bianco striato di grigio a completamente scura.  

    È una specie gregaria anche nel periodo riproduttivo, soprattutto in inverno si possono avvistare stormi, nelle campagne e presso fonti di cibo come le discariche di rifiuti urbani e non è raro vederli prelevare scarti alimentari presso i cassonetti dei rifiuti. Si nutre prevalentemente di pesce, ratti, animali morti, e, anche se non ha le caratteristiche di un predatore, si nutre di uova e nidiacei di altri uccelli che riesce a catturare anche in volo come rondoni e colombi. Nidifica a terra, su isolotti, manufatti e tetti di città, in genere dove è possibile trovare cibo in assenza di predatori. Depone non più di tre uova, che vengono covate per circa 27 giorni, i pulcini lasciano il nido dopo 40 giorni dalla schiusa. Caratteristica della specie è una macchia rossa presente nella parte bassa del becco, vicino alla punta, che serve di riferimento ai piccoli per chiedere cibo agli adulti durante lo svezzamento.

    Un comportamento peculiare del Gabbiano è il “cleptoparassitismo”, ovvero sfrutta la sua abilità per depredare altre specie di uccelli, compresi i propri simili, costringendoli a cedergli il cibo.

    Si tratta di una delle specie della fauna selvatica che ha saputo meglio sfruttare la convivenza con l'uomo a suo favore al punto da essere considerata dagli esperti in aumento numerico costante.

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