A distanza di millecinquecento anni, la vicinanza dei Castelli Romani alla città di Roma determinò il ripetersi di un identico utilizzo del territorio da parte delle famiglie nobili romane e del Papato e fu così che sulle rovine delle ville romane, si ricostruirono le dimore storiche cinquecentesche.
Di grande interesse storico e architettonico sono le Ville Tuscolane, presenti nell’area dei comuni di Frascati e Monte Porzio Catone, e dei suoi importanti giardini all’italiana. Villa Aldobrandini, Villa Falconieri, Villa Torlonia, Villa Grazioli, Villa Rufinella, Villa Mondragone (foto), sono tra le più importanti.
La destinazione d’uso di queste ville-podere rimase strettamente legata alle esigenze di rappresentanza, mentre nel territorio circostante si praticava un’agricoltura di qualità, limitata esclusivamente alle produzioni alimentari necessarie ai fini dell’ospitalità.
La stampa di Giacomo Lauro del 1622 “Descrizione del Tuscolo con ville e palazzi e rassegna dei templi e delle rovine antiche” ben interpreta, nella visione complessiva del paesaggio, la commistione tra la vegetazione naturale e le coltivazioni agricole introdotte.
Dal punto di vista letterario, il testo del Grossi-Gondi (1908) riporta una significativa testimonianza a riguardo della produttività dei terreni dello Status Tusculanus tratta dalla descriptio feudorum di casa Altemps dell’anno 1600:
Tutta la corte da Mondragone alla villa si puol dire un giardino, per essere piena tutta di olive insino alla villa del cardinal Eusebio, il quale è sotto il dominio di Casa Altemps, et per l’ingiù due o tre miglia sono vigne arboretate di grandezza di 18 Rubii infra tutte, computatoci quello di casa.
Infra dette vigne ci è una stalla per 200 cavalli comodissima et il restante che fornisce poi con il piano Romano tutto terreno aratorio.
È possibile pertanto affermare che lo sviluppo dei pascoli e delle attività agricole contribuirono, in maniera determinante, a favorire la trasformazione del paesaggio naturale.