Quel che oggi appare a uno sguardo distratto come un qualunque ponte, in realtà è un luogo carico di storia e suggestioni. Passava qui il confine tra Stato pontificio e Repubblica di Siena, lungo il fiume Fiora che scende dall’Amiata. Oltre tutto, la natura selvatica dei luoghi favorisce la presenza di numerose specie animali – il lupo, per citarne solo uno - certificata da alcuni siti di Natura 2000 (la rete di protezione della biodiversità dell’Unione europea). Affacciandosi dal ponte è possibile osservare bene le antichissime rocce metamorfiche su cui scorrono le acque del fiume, e pure poco più a monte l’arcata del vecchio ponte d’età rinascimentale ormai diruto. Nei dintorni, sono numerose le cavità carsiche e le necropoli d’età arcaica ma frequentate fino al Medioevo e oltre.
Il suo nome deriva forse da una vicina pieve rurale dedicata all’Apostolo, o forse e più semplicemente dal fatto che immetteva nel Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Quando venne eretto, e cioè agli inizi del XV sec., infatti, serviva a collegare non soltanto le due sponde del Fiora ma, appunto, anche due Stati: i domini del Papa (Patrimonio di San Pietro in Tuscia) e quelli senesi (Repubblica di Siena). La sua costruzione consentì uno sviluppo importante delle vie di comunicazione, in quanto l’unico altro ponte esistente nella zona era quello dell’Abbadia a Vulci.