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Tor Caldara: un itinerario tra geologia, ambiente e storia

  • Anno: 2024
  • Pagine: 24

La riserva Naturale di Tor Caldara si estende per circa 44 ettari in un tratto di costa non urbanizzato tra Anzio e Lavinio, a circa 60 km a sud di Roma; è stata istituita con L.R. 26 agosto 1988, n. 50. Al suo interno si erge una torre di guardia cinquecentesca posta in un fitto intrico di macchia mediterranea, rara testimonianza delle antiche foreste litoranee lungo la costa del Lazio meridionale.
A partire dal XVI secolo l’area, ubicata nello Stato Pontificio, è stata sfruttata per la coltivazione mineraria dello zolfo il cui impiego era già noto all’epoca dei romani.
Dal punto di vista geologico, la solfatara di Tor Caldara, è legata all’attività secondaria del distretto vulcanico laziale. I terreni affioranti più antichi sono costituiti da arenarie plioceniche, sovrastati da argille ben stratificate. La solfatara è formata da diverse sorgenti di acqua mineralizzata con emanazioni gassose solfidriche.
Quest’area, nel passato, è stata oggetto di studi geologici da parte di scienziati che hanno usato questo sito come laboratorio naturale per attività didattica; ancora oggi la Riserva è particolarmente adatta a fini educativi, per la bellezza delle esposizioni geologiche e per gli spettacolari fenomeni vulcanici secondari ancora attivi.
Inoltre, nel tratto di mare a sud di Tor Caldara è presente la prima cava di sabbie relitte del Lazio, coltivata a più riprese tra il 1999 ed il 2010 per il ripascimento di Ostia e di altre spiagge del litorale laziale.
Oltre ai caratteri geologici, l’area è un piccolo hotspot di biodiversità ed ospita un sito Natura 2000, per l’importanza naturalistica di habitat presenti quali i boschi (e macchia) mediterranei a leccio e la vegetazione di scogliere mediterranee; il sito ospita inoltre Cyperus polystachyus un “piccolo papiro” presente in Italia solo in due siti, entrambi con presenza di solfatare.

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