“Fra l’una e l’altra riva sembra il lago/d’argento un lungo nastro, e da lontano/il chiaror del cielo si riflette/sulla distesa d’acqua trasparente”.
Così descriveva il Lago di Fondi il poeta fondano Giuseppe Incalicchio, celebrando la particolarità della sua forma e la bellezza di un paesaggio dalle infinite sfumature. Una piacevole passeggiata a piedi o a cavallo lungo le sue sponde permetterà di apprezzare la natura di questa importante zona umida.
Le Sorgenti
Il Lago di Fondi, a differenza degli altri laghi costieri della pianura pontina, è alimentato da numerose sorgenti di acqua dolce. Tali sorgenti sono situate nella fascia basale dei massicci carbonatici (complesso idrogeologico Monti Ausoni e Monte Grande) delimitanti la piana di Fondi, i quali costituiscono una sorta di immenso "catino" che raccoglie l'acqua piovana e quella delle falde sotterranee, la convoglia lungo principali direzioni di scorrimento e la riporta in superficie lungo la linea di contatto versanti-pianura, a pochi metri di quota sul livello del mare.
Tra le circa 20 sorgenti che si aprono sulla piana di Fondi e Monte San Biagio, ben 8 contribuiscono ad alimentare direttamente il Lago, con una portata complessiva di circa 2000 litri/secondo.
Questa è una delle ragioni per cui il Lago non può essere annoverato tra i laghi tipicamente costieri, formati per la maggior parte da acqua salata o salmastra.
Le Origini
L'origine del Lago di Fondi è legata a quella della piana omonima, dovuta al complesso meccanismo della tettonica a placche e alle fasi di innalzamento e abbassamento del livello del mare succedutesi in tempi remoti. Poco prima dell'inizio del Quaternario (65.000.000 di anni fa) infatti, una piccola parte della grande piattaforma carbonatica "laziale-abruzzese", l'attuale ossatura della catena dei Monti Ausoni e Aurunci, venne ribassata da un sistema di fratture (faglie). Sulla depressione così formata si sviluppò la pianura di Fondi, che da allora ha visto alterne vicende: il mare più volte l'ha invasa creando un grosso golfo, altrettante volte si è ritirato lasciando dietro di sè lagune e paludi; di conseguenza la linea di costa e il sistema di dune litoranee hanno occupato posizioni diverse rispetto a quella odierna. Ricostruire la storia e la geografia degli ambienti che si sono succeduti nella Piana è possibile, almeno a grandi linee, studiando i terreni che si incontrano camminando attorno al lago e attraverso le loro caratteristiche, si può risalire alle condizioni in cui si sono formati. Per esempio, in prossimità delle sponde dello specchio d'acqua, dove la quota è al di sotto del livello del mare, esiste uno strato di suolo molto scuro, originato quasi sicuramente da materiale sedimentato nel lago quando la sua superficie era più estesa dell'attuale, prima dell'ultima bonifica: è un suolo ricco di torba e spesso tra le zolle è possibile trovare conchiglie di molluschi di acqua dolce. Al contrario, nella zona del Salto di Fondi, rilevata rispetto al mare diversi metri, il terreno è rossiccio e sabbioso: sono i resti dell'antico cordone dunale pleistocenico (il Pleistocene inizia 130.000 anni fa) esteso dal Lago San Puoto a Torre Canneto, che isolava dal mare una vasta laguna estesa su circa 2/3 della Piana. Allo stesso modo, nella zona di Falascosa, non è difficile scorgere, nei terreni coltivati, conchiglie di molluschi marini. In diversi punti dell'area protetta, inoltre, lungo il taglio dei fossi della bonifica, si nota uno strato di suolo grigio ben definito e decisamente argilloso (ben visibile a Pantano Morderei): tra i geologi è noto come argille di Vetere e si riconosce perchè al suo interno contiene numerose pietruzze chiare, anche dette concrezioni carbonatiche, che permettono di affermare che questo sedimento si è deposistato in ambiente di laguna, nel Pleistocene. Infine, nell'ultimo periodo glaciale, il Wurm (500.000 - 15.000 anni fa) il livello del mare era tra 100 e 125 metri più basso dell'attuale e la Piana era un'estesa prateria solcata da corsi d'acqua impetuosi che formavano delle incisioni anche molto profonde. Lo confermano i dati geofisici che mettono in evidenza antiche valli "fossili" a largo dei canali di Canneto e S'Anastasia, emissari del Lago che sfociano nel Mar Tirreno, e queste marcate incisioni potrebbero spiegare le profondità elevate (profondità media 9 mt, massima 21,5 mt) registrate in alcuni punti del Lago.