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Monastero di San Magno Fondi

Il monastero di San Magno rappresenta un importante patrimonio storico e culturale del basso Lazio. Il complesso religioso, in precedenza abbandonato e in forte stato di degrado, a partire dal 2000 è stato oggetto di lavori di restauro promossi dalla Regione Lazio e dal Parco Naturale dei Monti Aurunci, e contestualmente è stata avviata una campagna di indagini archeologiche. Grazie a questi interventi è stata data nuova vita a tutto il complesso monastico, consentendo in tal modo la fruizione pubblica ad uno dei luoghi più suggestivi del territorio. Il sito, infatti, inserito nel Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, ha potuto riacquisire la sua originaria funzione quale ambiente religioso e di culto, e attualmente si caratterizza anche come un'interessante attrattiva turistica, in quanto luogo di notevole fascino per la bellezza paesaggistica e per i suoi valori storici e artistici.

Oltre alla chiesa rinascimentale, attualmente dedicata a San Benedetto, che conserva pregevoli affreschi, è stata riportata in luce parte della chiesa di età medievale caratterizzata anch'essa da una serie di affreschi tra cui spiccano quelli con scene di vita di San Benedetto. Inoltre il complesso include una foresteria ed un mulino ad acqua.

La fondazione del monastero viene tradizionalmente collocata intorno al VI secolo d.C. ed il luogo è stato per lungo tempo legato al culto di San Magno. Il monastero sorge in un sito frequentato a partire dall'età romana, di cui restano elementi strutturali ancora visibili, fino al XIX secolo.

La presenza di una sorgente di acqua limpidissima, che sgorga abbondante durante tutto l'anno alla base delle mura del monastero, conferisce a tutto il complesso un fascino straordinario.

Il cenobio di San Magno nelle fonti scritte è al momento attestato almeno dalla fine del X secolo d.C. In base alle evidenze archeologiche si è ipotizzato che la costruzione della chiesa medievale possa essere collocata a partire dal X secolo d.C. circa.

Verso l'inizio del 1500, per volere di Prospero Colonna, conte di Fondi, è stata effettuata una ristrutturazione del complesso.

Il monastero ha rappresentato per secoli un fondamentale luogo di culto e di aggregazione, acquisendo anche una certa importanza economica.

Il declino del cenobio si avverte a partire dal 1600, finché non venne soppresso a causa dell'abolizione dei monasteri benedettini e cistercensi imposta da Giuseppe Bonaparte nel 1807. I beni inizialmente vengono acquistati dal Comune e dal Demanio e in seguito passarono ai privati, fino all'acquisizione da parte della Regione Lazio nel 2000 che ha portato al restauro e al recupero del complesso monastico.

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