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Asfodelo: il fiore che rinasce dalla cenere

Nel Parco dei Castelli Romani lo troviamo principalmente sul Maschio delle Faete, sui Monti dell'Artemisio e sui Monti Tuscolani

    L’Asfodelo nome scientifico Asphodelus albus, è una pianta appartenente alla famiglia delle Liliaceae. Il nome deriva dal greco e significa ‘la valle di ciò che non è stato ridotto in cenere’, in riferimento ai tuberi della pianta, che sono in grado di resistere al calore del fuoco, per questo è un fiore che cresce spesso su terreni che hanno subito incendi.

    Fiorisce nella tarda primavera, fra maggio e giugno, ed è una pianta caratteristica del Mediterraneo. Ama i prati e pascoli soleggiati, ma predilige anche i terreni con rocce affioranti; nel Parco dei Castelli Romani lo troviamo principalmente sul Maschio delle Faete, sui Monti dell’Artemisio e sui Monti Tuscolani. 
    Le foglie dell’Asfodelo sono riunite in una rosetta centrale e appaiono strette e lineari con l’estremità appuntita; dal centro parte lo stelo che raggiunge un’altezza tra i 50 e i 150 centimetri. I fiori sono raccolti in racemi di forma cilindrica, hanno sei tepali di colore bianco con una nervatura centrale scura, gli stami sono di forma ovale e colore arancio, i frutti sono capsule tondeggianti.

    Lo stelo del fiore secco raccolto in estate è un buon combustibile per accendere il camino o le stufe a legna. Le foglie, invece, si rigenerano di continuo e vengono mangiate dagli erbivori ed essiccate, vengono adoperate come mangime per gli animali che apprezzano anche i frutti secchi.  

    Nell’antica Grecia si usava piantare l’Asfodelo sulle tombe, e i prati di Asfodeli simboleggiavano la strada che conduceva all’Ade. In epoca Romana venivano posti davanti la porta delle case di campagna, in quanto si pensava tenessero alla larga i sortilegi maligni.

    Il nettare dei fiori di Asfodelo è molto apprezzato dalle api che lo utilizzano per produrre un miele piuttosto raro dal sapore delicato.

    I suoi tuberi in tempo di carestia venivano impiegati come cibo per l’elevato contenuto di amido, cucinati sotto la cenere o trasformati in farina da mescolare a quella dei cereali. Inoltre per l’estrazione dell’alcool e di una colla particolare per i sellai e legatori di libri.

    La pianta presenta notevoli proprietà farmaceutiche e viene utilizzata come astringente, schiarente e lenitivo.

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