Gli emissari sono tra le opere di ingegneria idraulica più interessanti, costruite dai Romani. Siamo abituati a sentir parlare di quello del lago di Nemi dove i Guardiaparco organizzano spesso visite guidate da aprile ad ottobre prima della chiusura annuale per lo svernamento dei chirotteri, ma un altro importante emissario è presente sul territorio, quello del lago Albano, una struttura di enorme valore storico, archeologico, geologico e speleologico, ad oggi inaccessibile per la difficoltà di percorrenza dovuta anche al livello dell’acqua.
L’emissario del lago Albano è simile a quello di Nemi, si tratta di un cunicolo sotterraneo scavato nella roccia. Lungo la riva occidentale del Lago Albano, circa un chilometro e mezzo dall’inizio di via dei Pescatori, si raggiunge l’imbocco, una porta d’ingresso quadrata in peperino. Il cunicolo artificiale, lungo diversi chilometri, aveva un primo sbocco all’altezza delle Mole di Albano, per proseguire verso il Tevere, dove sfociava all’altezza di Tor di Valle.
Fu costruito dai Romani nel 398-396 a.C., per impedire che il livello delle acque salisse pericolosamente, e la tradizione storica lo colloca tra i più arcaici reperti documentati dell’opera cunicolare romana, secondo solo alla costruzione della Cloaca Massima.
Sui motivi che spinsero i Romani a costruirlo, s’intrecciano leggenda e ragioni di opportunità. Nel IV secolo a.C. i Romani erano impegnati nell’assedio della città etrusca di Veio. Non riuscendo ad averne ragione si rivolsero all’oracolo di Delfi, il quale disse che Roma avrebbe vinto Veio solo quando le acque del lago Albano fossero giunte al mare. La costruzione dell’emissario, consentendo di scaricare le acque in eccedenza verso ovest e cioè verso il mare, adempiva la profezia dell’oracolo. Si suppone che il motivo della realizzazione dell’opera fu una eccezionale piena del lago. La forza delle sue acque provocò il crollo della parte del cratere nord verso Roma, con conseguente allagamento di tutta la campagna ed ingenti danni a cose e persone. Per evitare il ripetersi di simili catastrofi i romani decisero allora la realizzazione dell’imponente opera.